Lello De Gennaro

E’ guerra di cifre a poche ore dall’ufficializzazione del piano di commercializzazione degli spazi che saranno ospitati nel nuovo Centro integrato per l’Artigianato e il Commercio, in corso d’opera nell’area ex Aticarta.
La presentazione, ieri mattina, a Palazzo de Fusco era stata salutata dal primo cittadino con toni trionfalistici, ripresi con lo stesso clamore dai principali media nazionali e locali.

In grande evidenza il rilancio del sito industriale dismesso di via Macello ma soprattutto la creazione di 600 nuovi posti di lavoro, quaranta dei quali da destinare agli ex operai della cartiera che oggi sono in regime CIGS (cassa integrazione guadagni straordinaria).

Un dato quest’ultimo che ha fatto saltare la mosca al naso agli interessati, rappresentati dagli Rsu Raffele De Gennaro, Nicola Esposito e Mauro Caiazzo, i quali nella nota stampa congiunta di Comune, Coopsette e Fingiochi, diffusa ieri, denunciano il mancato rispetto degli accordi presi con il Protocollo d’intesa per il Piano di riconversione delle aree e dello Stabilimento Aticarta SpA sottoscritto il 23 settembre 2005, presso il Comitato per il coordinamento delle iniziative per l’occupazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
L’accordo siglato allora da Coopsette (subentrata alla vecchia proprietà), Regione Campania e Parti Sociali riguardava il reintegro di 112 unità, quasi il triplo della cifra indicata nella nota in questione.

Sulla vicenda e sulle rivendicazioni degli operai ex Aticarta abbiamo raccolto la testimonianza di Raffaele De Gennaro, rappresentante Rsu e consigliere comunale di “Alternativa Pompeiana”.

Consigliere De Gennnaro, andiamo per ordine. Cosa prevedevano gli accordi presi a Roma del 2005?
Il primo punto fondamentale è che si concedeva l’utilizzo delle aree di via Macello, esclusivamente, ai fini di una riconversione che tendesse al recupero di tutti i dipendenti in cassa integrazione”. Tradotto in parole povere, qui nessuno può venire a fare business, perché il primo obiettivo è ridare lavoro agli ex Aticarta. Il successivo protocollo d’intesa siglato a luglio 2006 ribadisce ulteriormente questo aspetto, sottolineando che nel programma presentato dalla Coopsette è prevista in primo luogo la rioccupazione di tutti i dipendenti a carico delle nuove attività commerciali e di servizio

Di quanti operai parliamo?
L’elenco allora comprendeva 112 tra operai e impiegati. Oggi sono una settantina a trovarsi in mobilità, dunque quasi il doppio della cifra riportata ieri sui giornali. E su questi numeri c’è stata sempre piena sintonia negli incontri quadrimestrali tenuti con le aziende.

Che idea si è fatto della cosa? C’è stato un errore o c’è dell’altro?
Non so rispondere a questa domanda, chiederemo lumi ai diretti interessati. Mi limito a dire che c’è qualcuno che gioca sulla pelle di decine di famiglie che da anni vede rimpallare le proprie speranze da un tavolo all’altro. Siamo stanchi ma non rassegnati e nei prossimi giorni ci faremo sentire perché ci sono altri fronti su cui occorrono interventi urgenti.

Si riferisce alla cassa integrazione in scadenza per 25 lavoratori?
Appunto. E anche su questo aspetto voglio ricordare che il suddetto protocollo d’intesa prevedeva che la realizzazione del centro commerciale dovesse avvenire nei 18 mesi dalla data di rilascio definitivo di tutte le necessarie autorizzazioni urbanistiche, edilizie e commerciali. In pratica avrebbero dovuto consegnare l’opera entro settembre 2011; ora si parla di marzo 2012, ma temo un ulteriore slittamento. A prescindere, la cassa integrazione scade a dicembre 2011, quindi è responsabilità della Coopsette farsi carico di questo periodo di mancato sussidio per i lavoratori.

Ha posto la questione in consiglio comunale chiedendo una seduta monotematica ma con scarsi risultati.
La richiesta è stata respinta, ma il presidente Serrapica si è impegnato a convocare una riunione con i capigruppo e le segreterie dei partiti per martedì 21 giugno. In quella sede concorderemo le azioni da intraprendere per soccorrere le famiglie dei 25 cassintegrati. Successivamente chiederemo un incontro alla Regione Campania per sapere che fine hanno fatto i progetti formativi finalizzati alla riqualificazione professionale degli operai nell’ambito delle attività commerciali e di servizio che il nuovo centro ospiterà.

In quest’ottica quanto può essere d’ostacolo la crisi scoppiata di recente nella maggioranza con l’uscita del gruppo Unità e Impegno? Si parla anche di una mozione di sfiducia che gira tra i consiglieri: n’è al corrente?
Lo stato di agitazione che sta attraversando l’esecutivo e la maggioranza sicuramente non garantisce il perseguimento di una strategia comune per sollecitare il Governo centrale e le altre parti interessate a intervenire in soccorso delle 25 famiglie che saranno private del sussidio. Mi auguro che si voglia dare priorità a questioni emergenziali come questa. Tutto il resto non m’interessa granché.
Sono stato contattato da colleghi di maggioranza e opposizione ma intendo restare al mio posto dove mi hanno voluto i miei elettori e i lavoratori che mi hanno sostenuto. Io sto con loro e per far sentire la loro voce in consiglio comunale. I giochi della politica non mi toccano.

 
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