Il Savoia è primo in classifica senza sconfitte, promozione ottenuta con due mesi di anticipo e circondato da entusiasmo proveniente da ogni parte della città.

Se tutto questo è diventato realtà in pochi mesi non si può dimenticare l’uomo che con tanta passione, e quel pizzico di inesperienza che gli è costata cara, ha creduto fortemente in questo progetto: Pino Caiazzo, ex presidente del Savoia, attualmente “semplicemente” con la carica di socio. Ecco quanto dichiarato nel corso di una breve intervista:

“Il nostro progetto è figlio della programmazione, già ai tempi dell’Atletico Savoia abbiamo dato il massimo. Il mio motto era “lavorare”, solo il lavoro poteva essere giudicabile e adesso, a promozione acquisita con il Savoia, nessuno può dubitare sul nostro operato. Di certo ci sono ancora tanti passi da compiere, salire nelle categorie di pertinenza, il tempo e l’entusiasmo dei tifosi ci aiuteranno. Se non dovessimo mostrarci all’altezza lasceremo ad altri.

Tutti i soci che compongono il Savoia non hanno interessi personale, è questa la vera forza. Un grazie va dato anche all’Amministrazione Comunale che ci è sempre stata vicina durante il nostro iter: tutti al servizio di tutti per portare in alto Torre Annunziata.

E’ una città che ti dà tanto e ti toglie tanto, una piazza che scotta ma che ti regala emozioni fortissime proprio per questo motivo.

L’unità di gruppo è fondamentale ed è diretta ai risultati: anche le diatribe con Pasquale Vitter sono state superate per il bene comune.

Il nostro futuro è rappresentato dall’eccellenza del nostro settore giovanile, un aspetto della nostra società che non abbiamo mai tralasciato, anche nei momenti più difficili del nostro tragitto.

Dopo l’impresa targata Savoia sto provando a portare avanti un altro progetto: la Real Lady Savoia, prima squadra di calcio femminile, sta raccogliendo risultati entusiasmanti e frutto di un ottimo lavoro. Peccato che parte della stampa non ci stia seguendo, forse non ritenendoci all’altezza. Penso che per dare risalto alle realtà calcistiche femminili servirebbe dare loro tutto quanto offerto al mondo maschile: inserimento nel giro delle scommesse nazionali, copertura di sponsor, attenzione dei media. Una scelta importante sarebbe quella di “obbligare” ogni società maschile ad avere una propria squadra femminile ma si rischia di finire nell’utopia.”

 
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