Sms a ripetizione, telefonate nel cuore della notte, appostamenti, violente scenate di gelosia. Per mesi Laura (nome di fantasia), 19enne di Pompei, ha dovuto subire tutto ciò dal suo ex prima che quest’ultimo finisse in manette con l’accusa di atti persecutori ripetuti, meglio identificati con il termine noto di stalking.

Tutto è nato dal fatto che C.G, 35enne di Gragnano, non si era rassegnato alla fine del rapporto con la giovane. Da allora è stato un crescendo di azioni moleste che andavano dal messaggino sul cellulare al vero e proprio pedinamento concluso spesso da violenti accessi di gelosia. Laura ha visto la sua quotidianità violata e la sua libertà di movimento gradualmente ridursi, fino a quando la sua sopportazione è arrivata al culmine.
Di qui ha deciso di ricorrere all’autorità giudiziaria, denunciando l’uomo che ieri si è visto notificare dai carabinieri di Castellammare di Stabia, diretti dal capitano Gennaro Cassese, un provvedimento di custodia cautelare in carcere, emesso dalla Procura di Torre Annunziata. La reazione violenta nei confronti dei militari dell’Arma stabiese ha aggravato la sua posizione, configurando il reato di resistenza a pubblico ufficiale unitamente alla denuncia per stalking condita da minacce aggravate.

Un reato di recente introduzione quello di stalking regolato dalla legge n.38/2009 (da art. 7 ad art. 12). Un fenomeno che colpisce in maggioranza le donne (l’86% dei casi) come dimostrano i dati raccolti dall’Osservatorio Nazionale per lo Stalking. La durata media del comportamento molesto è superiore ad un anno e mezzo. Quanto a colui che perseguita, gli stessi dati ci dicono che, nel 55% dei casi è probabile che si tratti di un ex, coniuge o innamorato, nel 25% di un condomino e nel 15% di un collega di lavoro, di scuola o di università.

(Foto di Ludo29880 in Licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 Generic)

 
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