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È opera meritoria che il Sen. Bondi, in quanto l’unico Ministro del Mibac ad aver provato a passare dai proclami ai fatti al fine di risolvere i problemi degli Scavi di Pompei, cercando di ripromuovere la Soprintendenza autonoma di Pompei, così come l’aver cercato di reclutare una task-forze di tecnici per assicurare la tutela nelle aree archeologiche di Pompei.

Infatti, come preannunciato dal Ministro Bondi, (il 2 dicembre 2010), il 22 dicembre 2010 ha presentato un emendamento al decreto “milleproroghe” al fine di ridare l’autonomia alla Soprintendenza di Pompei, e intervenire per la soluzione del problema dei crolli nell’area archeologica di Pompei.
Ma quello che sembrava essere il primo provvedimento a favore di Pompei, anche se non lo ritenevamo sufficiente, è stato ritirato subito dopo essere stato annunciato.

È singolare che a fronte dell’emergenza che ha portato all’attenzione mondiale i crolli di muri ed edifici, tutti quelli che volevano salvare Pompei dai crolli e dal degrado appellandosi ad un perfezionismo “ordinamentale”, hanno ostacolato il Ministro giustificando l’intero stralcio del provvedimento dal “milleproroghe”, abbandonando di fatto gli Scavi di Pompei al loro triste destino.
Evidentemente i riflettori su Pompei sono serviti solo ai proclami politici: una volta spentisi, è ricomparso il disinteresse più completo.

Intanto, la più vasta e importante area archeologica del Paese, Patrimonio dell’Umanità, è minacciata dall’incomprensibile disattenzione, anche a livello aziendale.
A Pompei il personale è insufficiente, da quello di vigilanza che assicuri l’apertura di tutte le Domus visitabili, alle maestranze per garantire la “manutenzione ordinaria” delle strutture murarie, che tutti sentenziano come soluzione dei mali pompeiani.

A livello aziendale occorre un nuovo modello organizzativo in grado di programmare il lavoro e coinvolgere al meglio il personale disponibile su tutta l’area dell’ex Soprintendenza di Pompei e nel caso prendendo personale anche dalla Soprintendenza di Napoli e Pompei.

La Soprintendente Cinquantaquattro dovrebbe impegnarsi a mettere in campo tutte le professionalità addette alla manutenzione (impegnando per gli Scavi di Pompei quantomeno la maggioranza delle circa 92 unità <
> presenti nei siti dell’ex Soprintendenza di Pompei, tenendo conto che le unità, tra operai e restauratori, presenti in tutti i siti della Soprintendenza di Napoli e Pompei sono 232).

La formazione di squadre di operai per la manutenzione ordinaria delle strutture murarie dovrebbe essere, per la Soprintendente, uno degli obiettivi primari (tenendo da conto che attualmente negli Scavi di Pompei sono impegnate solo in 3 unità), invece ha scelto, per il rilancio di Pompei, la chiusura al pubblico di case ed edifici in caso di avverse condizioni atmosferiche.

Di conseguenza chiederemo al Ministro di ritornare a Pompei, per prendere atto di quello che è stato fatto a seguito dei crolli, per un incontro programmato con le Organizzazioni Sindacali di Pompei, al fine di dare un’impronta di concretezza nel procedere alla soluzione dei problemi che affliggono gli Scavi di Pompei, con il comune obiettivo di passare dalle parole ai fatti.

 
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