Alla luce dei fatti non proprio edificanti assurti agli onori della cronaca nazionale e mondiale e relativi al crollo fisico ma anche spirituale della cosiddetta casa dei Gladiatori, quasi meccanicamente, si concretizza nel sentire di tanti cittadini pompeiani la similitudine tra le due realtà che, sotto gli occhi del mondo, rischiano di continuare ad apparire senza riuscire prima ad essere: la Pompei antica e quella moderna.

Nei giorni scorsi il sindaco Claudio D’Alessio è intervenuto sui media nazionali facendo sentire la propria voce, facendo sapere al mondo che l’amministrazione da lui guidata non intende più stare a guardare quando l’argomento è quello della città antica. Ma forse al primo cittadino sfuggono dei particolari.
Il Gazzettino Vesuviano, anche con il gruppo Stop Killing Pompeii Ruins, sta portando avanti da svariati mesi la tesi secondo la quale i principali problemi degli Scavi Archeologici di Pompei sono da ricercare solo ed esclusivamente nei vertici gestionali, in chi ha guidato e gestito il complesso archeologico più famoso al mondo.

Dello stesso parere è stato, in una dichiarazione al principale quotidiano napoletano, il professor Andrew Wallace-Hadrill, docente di Studi Romani alla prestigiosa Università di Cambrige e tra i massimi esperti del sito archeologico pompeiano, che ha così dichiarato: «Pompei è così preziosa che è inconcepibile lasciarla in rovina… le strutture che hanno resistito ai bombardamenti ora crollano sotto i colpi dell’incuria». L’illustre professore si è avvicinato ancor più al nostro modo di vedere le cose quando ha affermato: «I soldi sono un problema, ma poi vengono anche spesi male. Esempi ne sono gli impianti di illuminazione notturna o la rete wireless per i turisti».

Proprio questa è la tesi che abbiamo più volte sostenuto con i nostri mezzi di informazione. Quanto affermato sul quotidiano napoletano fa il paio con quanto da me dichiarato in altre occasioni. Se vogliamo salvare quanto ci è stato tramandato dal tempo e dalla storia, mai più Pompei nelle mani di chi non la ama.
Proprio questa ultima affermazione, coniata per le vestigia romane sembra essere valida anche per la città moderna ed anche in questo caso ritorna alla mente un ultimo passo del professor Wallace-Hadrill: «Tutte belle idee, ma Pompei ha bisogno d’altro». Chissà se parlava solo della Pompei antica, ma la frase mi sembra adatta anche a quella moderna.

Il primo cittadino solo pochi mesi fa, invitato dal nostro giornale a prendere un ferma posizione su quanto si stava realizzando intorno al Teatro Grande di Pompei, preferiva temporeggiare, non esporsi, e infine, presenziare al concerto per l’inaugurazione dello “scempio”. In quel periodo era particolarmente concentrato sul momento politico cittadino che lo vedeva impegnato nel cambio di casacca scegliendone una più vicina alla tradizione democristiana della città del santuario. Con il passaggio nelle fila dell’UDC il buon D’Alessio guardava solo al proprio futuro politico e buonanotte allo scempio, alla mala gestione e al vacuo vezzo dell’apparire tanto caro a chi glorificava il danno enorme fatto agli scavi.

La politica dell’amministrazione già di centrosinistra, ora quasi monocolore centrista, che guida Pompei, quella moderna, è stata ed è costellata di scelte troppo simili a quelle operate in danno del tesoro archeologico Pompeiano. Troppe cose fatte per Apparire e poca sostanza che dovrebbe tendere all’Essere. Ultimo esempio di sperpero di danaro la settima festa per Pompei è Città. Una manifestazione che, come avevamo previsto, non è servita a nessuno se non ai soliti noti. Una passerella fagocitata dai troppi problemi che il territorio mostra.

Pompei soffre di endemica mancanza di strutture, di attrattive per un turismo e sopravvive solo grazie all’immensità dei tesori che possiede. Da sempre stenta ad affermarsi in maniera completa e significativa come dovrebbe una città che potrebbe essere molto più ricca e lontana anni luce dalle problematiche della disoccupazione e della microcriminalità. Non si investe in maniera seria nella direzione giusta. Tanto fumo e pochi fatti, lo denunciano i commercianti e i cittadini, anche quelli che avevano creduto nelle promesse di chi oggi guida la città mariana. I soldi vengono spesi male diceva Andrew Wallace-Hadrill parlando degli scavi; i soldi vengono certamente sperperati aggiungo parlando della Nuova Pompei.

È ora che il sensazionalismo, che le scelte dettate da una politica dell’apparire lascino il passo alle cose concrete, a una politica più in sintonia con le reali esigenze della città e del territorio.

 
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