Torre Annunziata, una città dai mille volti
Torre Annunziata, come spiegarla? Cosa dire? Ieri sera è venuta a trovarmi la mia seconda figlia, con marito e nipotino Armando incluso, c’era una novità, il giovane di diciotto mesi, aveva imparato una nuova parola. Ecco tutti seduti in salotto e lui al centro della stanza in piedi a farsi pregare dai genitori e come al solito la prova che fallisce è quasi la prassi, ma appena cala il disinteresse generale, accade l’inaspettato, l’Armando dopo che gli è stato chiesto inutilmente il rituale “ di dove sei? “, vistosi ignorato esplode a chiara e forte voce Torre Annunziata, Torre Annunziata, Torre Annunziata.
Preso così, questo fatto non è un esempio, anzi non sarebbe nemmeno da raccontare, però mi ricordo oggi con gusto, l’espressione di mio nipote nel pronunciare il nome della nostra città, si, questa terra strana, tra pochi anni avrà un altro pazzo, che l’amerà, l’odierà, la giustificherà, l’accuserà.
Non saprei definire questa storia né etichettarla in qualsiasi modo, ma mi va di narrare un sogno del quale mi nutro e nel quale mi è piacevole cercare asilo. Un protagonista due vite: una in “tempo reale” l’altra nella “dimensione onirica”. Sogno e realtà si fondano in una storia curiosa il cui protagonista si crea una doppia identità scindendosi tra la realtà quotidiana e quella creata sia nel sogno che nel web. L’amore per la sua famiglia sarà determinante”.
Non mi avventuro nel nostro passato, né in quello prossimo né tanto meno in quello antico, tali, troppe e tante sarebbero le cose da dire e mille e mille le cose che non si conoscono di questa landa posta nel “ ventre della vacca “. Oggi è solo uno dei tanti giorni di un presente che ci regala tante emozioni da vivere qui. Mi si obietterà che qui il crimine, spesso vive alla luce del sole? Non è una bugia, né ho intenzione di mettere la testa nella sabbia e raccontare solo le favolette della nostra bella Torre, ma posso rispondere che appena lo Stato, ha fatto capolino…le cose sono cambiate? Allora non è un discorso di scarica barile, ma evidentemente, tutti, anche in alto loco, sapevano di come si viveva ed hanno solo aspettato, mentre qui ci si ingegnava in ogni modo.
Ma passiamo velocemente ad un’analisi, poche parole, molti fatti dietro: Canale Sarno deviato a Torre Annunziata per far muovere le pale della Real Fabbrica d’Armi, e poi del mulino, quanta storia raccontata da quello che una volta era un fiume di vita ed ora una cloaca apportatrice di morte, e poi i pastifici, e poi la seconda Camera del Lavoro, d’Italia e poi le fabbriche, la Sesto San Giovanni del Sud, migliaia di persone anche dai paesi vicini a lavorare qui a Torre e poi…e poi il nulla. Improvvisamente tutto crolla e si crea un esercito di senza lavoro, intanto come d’incanto escono le antiche rovine di Oplontis, l’antica storia, cerca luce e vuol dare ancora lavoro, ma chi può non accetta il messaggio e quindi il sogno di una città votata al turismo resta nel cassetto di pochi che nulla possono.
Ora cammino per la Torre Annunziata d’oggi, e nonostante tutto, la trovo incantevole, salendo per il corso, spesso il tramonto cade sul Palazzone, illuminando così l’arteria principale, e scendendo dopo poco si vede la luna che sale dai monti lattari. La passeggiata, prosegue a fasi alterne, infatti nel mentre mi incanto nel guardare gli stemmi, di antica fattura, contemporaneamente faccio ben attenzione a non incontrare qualche centauro distratto, che inconsapevole del fatto che il motorino ha due ruote, economizza usandone una sola, causando apprensione nei passanti. Si è vero qui c’è il bianco ed il nero, il grigio è poco adatto a questa terra, però c’è da dire che nonostante tutto, essa ti entra nell’anima e ti accorgi di ciò appena la lasci, ti fa mancare il fiato, ti secca la gola, quella mancanza di iodio e così porti alla mente tutte le cose belle di essa, dimenticando le mille problematiche che ti ha dato.
Mi è piacevole pensare che un giorno qualcuno o un insieme di qualcuno, possa cominciare ad amare questa terra benedetta, creare nuove fonti di lavoro, dare a chi resta, la possibilità di vivere serenamente e tramutare questa realtà in un sogno… è troppo? Chissà, io penso che basti solo un po’ d’amore per vivere un sogno.
Autore del libro "La luna nel cuore", 2009 Alberti & C. Editori
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Matteo Di Bello:
Le argomentazioni "etologiche" penso non facciano una piega e sono inconfutabili...
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Diana Cocco:
Un plauso, anche da parte mia, al Liceo Artistico de Chirico di Torre Annunziata...
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Matteo Di Bello:
@Diana,
con l'aria che tira (tagli, presente e futuro prossimo a rischio tracol...
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