E’ giunta alla sua 358^ edizione la festa patronale con cui il 20 maggio di ogni anno la garganica Ischitella onora Sant’Eustachio, sua moglie Santa Teopista ed i suoi figli, anch’essi santi, Teopisto ed Agapito.

Le statue lignee che li ritraggono sono custodite nella settecentesca Chiesa di Sant’Eustachio, che in origine era intitolata a San Michele Arcangelo ed era la cappella dei Principi Pinto, allora feudatari di Ischitella, che risiedevano nel dirimpettaio palazzo nobiliare settecentesco a cui essa è ancora oggi collegata da un passaggio sotterraneo. Le statue di Sant’Eustachio e Santa Teopista sono custodite nelle nicchie che si trovano rispettivamente a sinistra e a destra dell’arco trionfale della chiesa. Le statue dei loro figli Teopisto ed Agapito sono di minori dimensioni rispetto alle quelle dei loro genitori e sono ospitate nelle apposite nicchie della parete di fondo, ubicate rispettivamente a sinistra e a destra della nicchia centrale, contenente la statua di San Michele arcangelo.

Sant’Eustachio visse tra il I ed il II secolo dopo Cristo, ed era un valoroso generale romano che si chiamava Placido ed era predisposto a fare beneficenze. Secondo una nota leggenda egli, durante una battuta di caccia, rincorse un cervo che si fermò su una rupe e si volse verso il suo inseguitore che notò tra le sue corna ramificate una croce luminosa con sopra la figura di Cristo che gli domandò perché lo perseguitasse spiegandogli di essere Gesù che egli onorava senza sapere. Spaventato dall’episodio il generale Placido lo raccontò alla moglie che a sua volta gli riferì di aver avuto una visione in cui uno sconosciuto le disse che ella si sarebbe recata da lui insieme col suo marito il giorno seguente. Fu così che il generale romano e sua moglie si convertirono al Cristianesimo e si fecero battezzare insieme ai loro due figli. Placido assunse il nome di Eustachio (che significa “portatore di buone spighe”), mentre sua moglie quello di Teopista (cioè credente in Dio, dai termini greci théos e pístos). Dunque i figli si chiamarono Teopisto ed Agapito (nome greco che significa “colui che vive di carità”).

Il patronato di Sant’Eustachio, guerriero e martire, su Ischitella ha antiche origini. Secondo una leggenda locale Sant’Eustachio ha difeso Ischitella dai pirati saraceni apparendo loro come un gigante con un bastone e la pipa nel momento in cui costoro, intenti a saccheggiare il borgo murato, giunsero a una delle sue porte di accesso, quella denominata “Purtedd” (Portella) che è l’unica presente ancora oggi. Spaventati e stupiti dalle enormi dimensioni del santo guerriero, i saraceni gli chiesero se ci fossero altri abitanti nel paese con la sua stessa corporatura. Sant’Eustachio rispose loro che lui era il più piccolo e così li mise in fuga e scongiurò il pericolo per gli ischitellani.

Per quanto concerne festeggiamenti del 20 maggio 2013 che Ischitella ha tributato al suo patrono e alla relativa famiglia, l’evento religioso e tradizionale più significativo ed atteso è stato quello della processione dei loro simulacri che si è svolta al termine della Santa Messa solenne, iniziata alle ore 11:30. Essa ha avuto luogo all’aperto, in Piazza Garibaldi, sull’altare allestito per l’occasione proprio dinanzi alla porta d’ingresso della Chiesa di Sant’Eustachio ed è stata celebrata dal parroco della Chiesa Madre di Santa Maria Maggiore, don Matteo Troiano, con l’accompagnamento dei canti eseguiti dal coro della medesima parrocchia. A sinistra dell’altare sono state esposte ai fedeli le statue di San Teopisto e di suo padre, Sant’Eustachio. A destra invece quelle della moglie Santa Teopista e dell’altro figlio Sant’Agapito.

Alla funzione religiosa, oltre ai fedeli del paese, hanno partecipato le autorità civili e militari di Ischitella e della vicina Rodi Garganico, nonché le associazioni e le confraternite ischitellane (Pia Unione del SS. Crocifisso di Varano, Confraternita di San Rocco, Confraternita Francescana, Congregazione di Sant’Eustachio martire). Tutti costoro, insieme ai propri gonfaloni ed a quello del Comune, hanno preso dunque parte anche alla processione che ha avuto luogo al termine della funzione religiosa. Il corteo processionale ha dapprima attraversato il suggestivo centro storico, denominato “Terra”, percorrendo Via C. Turchi e Via Pietro Giannone, e successivamente la parte più recente ed più alta del paese, denominata “Ponte”. I brani musicali sono stati eseguiti dal Corpo Musicale “Azzurra”, sempre di Ischitella. Lungo la discesa dell’ampio Corso Cesare Battisti, il cammino della processione è stato preceduto dall’accensione della batteria. Subito dopo la processione si è conclusa col rientro delle statue nella Chiesa di Sant’Eustachio dove hanno ricevuto un ulteriore omaggio da parte dei fedeli.

Il presente fotoreportage è corredato dalle sottostanti otto immagini che illustrano:
- un momento della S. Messa celebrata dinanzi alla Chiesa di Sant’Eustachio con la presenza le statue lignee della sua famiglia, prima della loro processione (foto n. 1);
- la settecentesca Chiesa di Sant’Eustachio, già intitolata a S. Michele arcangelo, in origine cappella dei principi Pinto (foto n. 2);
- l’enorme stendardo della Congregazione di Sant’Eustachio martire (foto n. 3);
- le statue lignee dei Santi Agapito e Teopisto, figli di Sant’Eustachio, portate a spalla da adolescenti (foto n. 4);
- la statua lignea di Santa Teopista, moglie di sant’Eustachio (foto n. 5);
- la statua di Sant’Eustachio martire, seguita dal gonfalone del Comune di Ischitella (foto n. 6);
- la processione in Corso Cesare Battisti (foto n. 7);
- l’accensione della batteria nella medesima strada (foto n.8).

 
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Commenti (2)


  1. Per la descrizione accurata che sempre fai nei tuoi fotoreportage, ben curati anche dal punto di vista storico, sembra di essere sempre partecipi alle iniziative che presenti.

    Complimenti :)


  2. Grazie Maria per il tuo sincero e soddisfatto commento che ho gradito.
    Questo fotoreportage e gli altri sono il frutto del mio appassionato entusiasmo che provo nel fotografare e descrivere gli episodi relativi alle peculiarità storico-culturali dei comuni della mia zona. E che mi piace trasmettere ai lettori.

    Saluti

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