Il Teatro Comunale di Canosa di Puglia (BT) è stato voluto dal cav. Raffaele Lembo, imprenditore del grano, come mantenimento di una promessa fatta ad alcuni altolocati canosini che lo avevano sfidato durante una discussione maturata nella sala da barba di Giovanni Gallo allora sita in Corso S. Sabino, 2.

La cittadina aveva perso il suo precedente teatro (il Politeama Busa), costruito in legno, durante un incendio doloso verificatosi il 5 ottobre 1895. Finita la Prima Guerra Mondiale, a Canosa si avvertiva il bisogno di un’architettura dello spettacolo in cui si doveva far divertire ed allietare la popolazione già provata dalle tragiche conseguenze del conflitto e che al tempo stesso rilanciasse l’immagine della cittadina, in modo da competere degnamente con i teatri Mercadante della vicina Cerignola, e Curci della vicina Barletta.
In questo contesto, il 2 giugno 1923 iniziarono i lavori di costruzione del teatro canosino che furono affidati dal cav. Raffaele Lembo all’arch. barlettano Arturo Boccasini, già noto per aver progettato il Teatro Di Lillo di Barletta.

Per far fronte all’esorbitante spesa prevista, pari a 1.320.000 lire, il cav. Raffaele Lembo utilizzò i proventi delle sue attività imprenditoriali per finanziare i lavori che avanzavano a pieno ritmo. Il prospetto in stile Liberty, che doveva all’inizio affacciarsi su Piazza Vittorio Veneto proprio di fronte alla storica Cattedrale di San Sabino, fu invece realizzato sulla laterale Via Piave ed adeguato alla pendenza della medesima. Ciò avvenne perchè i proprietari degli immobili sulla piazza, interessati dalla futura e mancata demolizione, si rifiutarono di venderli.

Una volta costruita la cupola, questa non piacque al cav. Lembo perchè era troppo rialzata. La fece abbattere e ricostruire, ma anche la seconda cupola non gli fu gradita perchè era troppo ribassata. Demolita anche questa si ricostruì quella definitiva che infine lo accontentò per la sua rotondità. Nel corso di questi lavori che avevano comportato un duplice cambio delle maestranze, finì anche la restante somma di 300.000 lire già destinata al completamento del prospetto nonché all’arredo ed alle rifiniture del teatro.

Rinviato il completamento del teatro, il cav. Lembo propose al sindaco canosino dell’epoca, cav. Vincenzo Caccavo, di accettare già nel 1925 la donazione alla cittadina di quest’architettura dello spettacolo, prima del reperimento delle necessarie risorse finanziarie. Ma il primo cittadino convinse il Lembo al rinvio della stipula di questa generosa proposta al momento del completamento del teatro che fu inaugurato, anche se incompiuto, il 18 dicembre 1926 con l’operetta “Scugnizza”, eseguita dalla compagnia di Gino Gianni.

A ciò seguirono le rappresentazioni di opere, operette, drammi, commedie nonché le proiezioni del cinema muto. Le difficoltà finanziarie per completare il teatro si ripercossero inevitabilmente sulle attività del cav. Raffaele Lembo, causandone la sua definitiva rovina economica, e protrassero fino al triste epilogo del fallimento avvenuto nel 1933 ad un anno di distanza dalla delibera dal consiglio comunale canosino riguardante l’accettazione di tutta la proprietà immobiliare del generoso imprenditore, libera da ogni gravame e riscattata dal mutuo da lui contratto a definizione della relativa procedura fallimentare.

Sempre nel 1933 il teatro fu acquistato dall’avv. Michele D’Ambra, mantenendo fino alla morte della moglie Concettina Miccoli, il nome di “Teatro Lembo”. Venne inoltre riservato un palco alla famiglia del cav. Lembo, morto nel 1938. Più recentemente, al fine di avvalorare il teatro presso le agenzie di distribuzione cinematografiche di Bari, i Saracino, gestori del teatro convinsero il proprietario a mutare il nome in “Teatro D’Ambra”.

Dopo gli anni ’70 il celebre teatro canosino, che aveva già subito alcune modifiche, andò incontro ad un progressivo degrado che fu sempre più evidente. A ciò si pose fine quando nel 2003 il comune acquistò il teatro dai D’Ambra. L’allora presidente della Regione Puglia, on . Raffaele Fitto, che rimase colpito dal teatro in una sua visita a Canosa di Puglia, stanziò dunque tre milioni di euro per la sua ristrutturazione.

L’Amministrazione comunale canosina, guidata dal Sindaco Francesco Ventola, ha nel frattempo provveduto ad utilizzare i finanziamenti regionali (Por 2000- 2006 – Accordo di Programma Quadro sottoscritto tra la Regione Puglia e i Ministeri dei Beni Culturali e dell’Economia) per effettuare finalmente il recupero, restauro e valorizzazione del teatro, concepito come contenitore culturale.

I lavori ebbero effettivo inizio solo il 16 febbraio 2006, dopo la cerimonia della consegna delle chiavi del teatro da parte di Leonardo D’Ambra (5 febbraio 2005) e la successiva scadenza (21 novembre 2005) del Bando di partecipazione per l’esecuzione del progetto di restauro dell’immobile che è stato interamente finanziato con l’accordo di programma quadro “Beni e attività culturali”, mediante i fondi deliberati dal Cipe il 9/5/2003.
La lieta conclusione dei lavori ha avuto luogo proprio ieri sera (5 novembre 2011) con una spettacolare cerimonia d’inaugurazione che è oggetto del fotoreportage “Inaugurazione del rinato Teatro Comunale “Raffaele Lembo”.

Dal punto di vista architettonico il Teatro Comunale “Raffaele Lembo” presenta un severo, rigoroso e simmetrico prospetto in stile Liberty, il cui apparato decorativo è piuttosto semplice dal momento che per le note difficoltà finanziarie non si è potuto realizzare quello previsto dal progetto dell’arch. Arturo Boccasini.

Il prospetto è caratterizzato da un corpo centrale aggettante dal piano della facciata e tripartito da paraste a tutta altezza fino al cornicione che fa da base al frontone e da coronamento alle due parti laterali della facciata. Nel corpo centrale del prospetto, tali paraste al pian terreno dividono il triplice ingresso principale in una più ampia apertura centrale ad arco e nelle due laterali architravate e dotate di sopraluce rettangolare.
Inoltre le medesime paraste al di sopra del cornicione (contenente le piccole finestra del mezzanino soprastante al foyer) dividono la trifora centrale dalle due bifore laterali. Le due parti della facciata laterali al corpo centrale presentano ognuna una semplice bifora al piano superiore, ed al pian terreno un triplice ingresso dotato di tre aperture di uguali dimensioni, architravate e con sopraluce. Uno dei due ingressi è quello del bar, l’altro è della biglietteria.

All’interno il foyer, che divide l’ingresso dalla sala teatrale, dà accesso alla platea, ai palchi e dunque a tutti gli ambienti di servizio. Il foyer presenta una pianta allungata trasversalmente e conclusa lateralmente da due pareti curvilinee di cui quella di destra ospita in una nicchia il busto del cav. Raffaele Lembo, commissionato dal pronipote e farmacista Vincenzo Garribba e scolpito dal prof. Leonardo D’Ambra.

La sala teatrale presenta tre ordini di palchi sovrastati da un loggione, aggiunto negli anni ’30, ed è coperta dalla famosa cupola di cemento armato che accontentò il Cav. Lembo.
Le uniche decorazioni consistenti in mascheroni, festoni ed elementi floreali, sono presenti in corrispondenza dell’arco scenico ed inoltre nei palchetti che si trovano ai suoi lati. Essi presentano decori dorati che si arricchiscono salendo in quelli più alti, tant’è che l’ultimo livello presenta figure a mezzo busto a mo’ di cariatidi. Sul frontale del palco centrale del primo ordine posto in senso longitudinale sono scolpite a rilievo scene allegoriche raffigurate da putti. Lo stesso vale per quello del lato opposto.

Infine durante i recenti lavori di restauro, nell’esecuzione degli scavi necessari a canalizzare le tubazioni degli impianti tecnologici, sono venuti alla luce i resti archeologici di un incrocio di vie romane e di edifici romani e medievali. Tale scoperta ha rischiato di bloccare i lavori, ma la sinergia delle istituzioni locali e delle Soprintendenze ha fatto in modo che fosse superato anche quest’ostacolo e che questa preziosa testimonianza del passato fosse visibile direttamente dal golfo mistico che separa la platea dal palcoscenico.

Il presente fotoreportage, realizzato dall’arch. Michele Nardella di San Giovanni Rotondo (FG), si compone della descrizione e delle sottostanti otto immagini che raffigurano rispettivamente: un acquerello dell’arch. Boccasini ritraente il teatro (foto n. 1), la facciata (foto n. 2), il busto del cav. Raffaele Lembo (foto n. 3), l’interno della sala teatrale con i palchi (foto nn. 4, 5 e 6), l’apparato decorativo dei palchi presso l’arco scenico (foto n. 7) e gli scavi archeologici sottostanti alla platea (foto n.8).

 
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Commenti (2)


  1. una storia affascinante anche se triste per la vicenda dell’imprenditore Lembo che si è ridotto sul lastrico pur di lasciare un monumento del genere alla città. Grazie a questi mecenati molti comuni racchiudono piccoli gioielli d’architettura come il teatro che hai raccontato. Grazie, Michele :-)


  2. Grazie Marcello per il commento. Meno male che in Italia esistono ancora delle realtà socio-culturali, come quella di Canosa di Puglia (BT), che riescono a mettere d’accordo le istituzioni per la difesa del nostro patrimonio artistico che i generosi mecenati del passato ci hanno lasciato. Saluti

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