Monsignor Carlo Liberati, Arcivescovo di Pompei

Carissimi ed amati Sacerdoti, Religiosi, Religiose e Popolo di Dio qui convenuti in questo VIII Anniversario del mio “ingresso” in questa Prelatura di Pompei, vi saluto con commozione, con deferenza, con gioia.

Dopo la mia elezione a Vescovo – Prelato di Pompei, avvenuta il 5 novembre 2003 per volontà del Beato Pontefice Giovanni Paolo II di s. m. che mi affidava, oltre alla custodia del Santuario, la vitalità e il carisma delle Opere di Carità, il 10 gennaio 2004, nella Basilica Vaticana S. E. il Card. Angelo Sodano, Segretario di Stato, mi conferiva la consacrazione episcopale.

Il 24 gennaio iniziando il mio servizio alla Chiesa di Pompei ed al suo Santuario, mi proponevo in Bartolo Longo il genio di carità da imitare, l’esempio cui ispirarmi, la guida sicura per la nuova missione che dovevo condurre avanti.
Di Pompei oltre la celebrità degli Scavi conoscevo soltanto la meravigliosa bellezza della “Supplica” appresa nella mia Parrocchia d’origine e nelle Chiesine dei nostri Seminari e il “Rosario benedetto”, la preghiera quotidiana più abituale ad ogni cattolico praticante.

Quel giorno ebbi a dirvi, nel mio primo saluto: “Per noi, figli della Chiesa e costruttori del Regno di Dio, Bartolo Longo è un gigante della carità cristiana, un eroe autentico dell’amore verso Dio e i fratelli. Se lui oggi tornasse a ripercorrere le strade d’Italia con il Rosario in mano si chinerebbe come allora sull’infanzia abbandonata, non protetta, sull’adolescenza offesa, la famiglia assediata dai mali dirompenti. Guarderebbe con tenerezza le angustie dei disabili, lo smarrimento dei drogati, le solitudini e i disagi degli anziani. Bartolo Longo però non piangerebbe di certo sulla tristezza dei tempi, ma si metterebbe senza indugio all’azione costruttiva e riparatrice”.

Le prime parole da Vescovo furono, dunque, di invito all’azione concreta confidando nella Vergine che: “a Pompei è tutto. La Madonna ha costruito Pompei, senza di Lei questa terra non esisterebbe”.
Sono stati, i miei, otto anni di lavoro duro, spesso incompreso, con scarsa collaborazione e pieni di insidie: talvolta ostacolati.
Del resto, nella vita di fede di ognuno di noi i peggiori nemici sono la mediocrità, la mancanza di iniziative, l’assenza di ogni sussulto spirituale, la sedentarietà, il non sognare mai orizzonti diversi e più vasti di quelli in cui siamo nati e cresciuti.

La santità è sempre giovinezza dello spirito, novità di vita, fantasia creatrice di nuove Opere di Carità, fermento dell’anima e della propria interiorità.
Lasciarsi portare dallo Spirito del Padre e di Gesù, dallo Spirito Santo dove l’amore trinitario ha deciso di condurci, se siamo capaci di ascolto, di obbedienza, di umiltà; sì l’umiltà che è la virtù più grande del cristiano.
Dal “deserto” in cui mi sono trovato ho cercato con voi, almeno quelli che mi hanno capito, ed ora non siete pochi, di riprendere il cammino anche delle Opere.

Una legge, la N°149 del 2001, ha distrutto i nostri Orfanotrofi dove diecine e diecine di migliaia di Orfani, bambini, adolescenti, giovani di ambo i sessi sono cresciuti per oltre un secolo raggiungendo la maggiore età con i necessari titoli di studio.
Quella legge infausta e ingiusta stilata da persone incompetenti e non sufficientemente esperte del mistero della vita e dei problemi dell’educazione e della famiglia, ha gettato “sulla strada” tra i 35/40 mila fanciulli e fanciulle in preda ad ogni miseria umana e a tanta infelicità.

In questo tempo non sono stato certo, come più d’uno aveva fatto prima imprudentemente, “spettatore di cronaca”.
Abbiamo cercato insieme di rimboccarci le maniche, di ricostruire e restaurare quanto correva il rischio di andare irrimediabilmente perduto. E si è agito con ottimismo e serenità. La vita è sempre movimento, sorpresa, novità, capacità di inventare un futuro che non c’è ancora se non nelle intuizioni dell’amore.
Ma in ogni situazione per quanto mi riguarda ho cercato, sempre con la stragrande maggioranza di voi che avete collaborato, di non fare soltanto le diagnosi del malessere ma di impostarne la cura.

Alcune realtà le abbiamo affrontate a viso aperto, senza paure. Certe realizzazioni portano il segno e l’inventiva della Divina Provvidenza e della protezione continua di Maria SS.ma, la nostra guida nel cammino di fede e nella perseveranza dell’amore.

Mi limito a ricordare:

• Il ritorno dei Confessori nel servizio d’amore dei Padri Vocazionisti del Beato Russolillo;
• l’affettuoso modo di accogliere “i pellegrini”;
• i nuovi Banchi per la Basilica;
• il Restauro integrale dell’interno del Santuario, senza gravare sul Bilancio del Santuario medesimo;
• le Sale “Marianna De Fusco”, “Luisa Trapani” ed “Aurelio Signora”;
• il mantenimento di una splendida preghiera: “Il Buongiorno a Maria” per i mesi di Maggio ed Ottobre, iniziativa del mio predecessore S. E. Sorrentino;
• la Casa Famiglia e i Centri Educativi;
• la rinnovata Casa Soggiorno per Signore Anziane;
• la Comunità Incontro per il recupero dei tossicodipendenti e degli alcolizzati;
• l’Ambulatorio ginecologico con gli studi medici, materno, infantile e pediatrico;
• il Consultorio;
• il rifacimento delle “ex Case Operaie”;
• la Mensa dei Poveri;
• la Nuova Casa del Pellegrino;

Gli affitti dell’Albergo del Rosario, chiuso da qualche decennio, del distrutto ex Seminario e, in prospettiva dell’ex – Orfanotrofio S. Cuore, completano la nostra coraggiosa fatica quotidiana.
Non abbiamo debiti. Per questo Anno 2012 è garantito il pareggio in Bilancio.
Nonostante che quella legge N. 149 del 2001 ci abbia privato di oltre il 95% di offerte, questa Prelatura non cederà alla tristezza dei tempi.

Le enormi difficoltà ci hanno costretto ad aguzzare l’ingegno e a fare di tutto per il recupero attento e continuato dei capitali dimenticati, abbandonati e già ereditati da tanti benefattori del passato.
Tra Sacerdoti e Collaboratori laici c’è un clima di ammirevole impegno e di serena condivisione di intenti nel perseguire le varie iniziative della Prelatura e del Santuario.
La Visita Pastorale alle Parrocchie in atto e ormai verso la conclusione, consente all’Arcivescovo di incontrare tutto il Popolo di Dio e ai fedeli di conoscere di persona il loro Pastore.

I Religiosi Fratelli delle Scuole Cristiane e le Suore fondate dallo stesso Beato Bartolo Longo, le Domenicane Figlie del S. Rosario, oltre ai meriti acquisiti in passato hanno certamente bisogno di un profondo rinnovamento e di spingersi verso le urgenze nuove dell’educazione nella Chiesa e nella società del futuro.
La storia è come un grande fiume.

L’amore cristiano ci sospinge nel mare dell’amore di Dio per entrare nella Sua gloria. Cerchiamo di essere non spettatori di cronaca ma costruttori instancabili della sempre nuova civiltà dell’amore.

 
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