Roberto Antonione

Sessantadue anni fa Trieste salutava in Gianni Bartoli il primo sindaco eletto democraticamente dal secondo Dopoguerra. Alle elezioni comunali del 15 e 16 maggio i cittadini dovranno scegliere tra undici candidati in corsa per la prima carica di Palazzo Cheba, tra questi c’è Roberto Antonione, 57 anni, candidato a sindaco del Popolo della Libertà. Comuni-Italiani.it lo ha intervistato.

Tra emergenze e possibilità di sviluppo quali sono le priorità del territorio?
La prima emergenza è quella di rilanciare lo sviluppo della città. Fortunatamente rispetto a quasi tutte le città del nord d’Italia, Trieste è una realtà che si differenzia molto. Non abbiamo problemi rilevanti relativi all’immigrazione clandestina e quindi la presenza sul territorio di componenti che possono creare problemi sociali. C’è un eccellente controllo sulla criminalità e Trieste è tra le città più sicure.
La nostra prima emergenza e rilanciare l’economia e lo sviluppo della città.

Rispetto a queste priorità, come si articolerà la sua campagna elettorale?
La campagna elettorale è improntata alla proposta e al progetto con il dichiarato intento di spiegare le ragioni dei nostri programmi in maniera che siano chiari gli elementi di fondo della proposta. Applichiamo anche un codice di comportamento nei confronti degli altri candidati di assoluto rispetto evitando polemiche fini a se stesse, per cercare di costruire un clima di collaborazione che consenta poi a chi avrà la responsabilità di governare di farlo nella maniera migliore.

I tre aspetti qualificanti del suo programma.
Innanzitutto è necessario un approccio diverso rispetto al passato. Trieste è rimasta per troppo tempo paralizzata dalla conflittualità, dal muro contro muro, dai veti. Serve un approccio che ci veda lavorare tutti insieme, anche se giustamente ci sono delle diverse sensibilità o strategie si deve trovare alla fine la sintesi ed essere in grado di condividere un percorso, di traguardare un futuro comune, anche attraverso la partecipazione diretta dei cittadini con un referendum. Bisogna vincere quelle resistenze che hanno paralizzato la città.
Un aspetto altrettanto importante è quello di trovare attraverso conoscenze e relazioni internazionali il coinvolgimento di tutti quei soggetti che possano portare a Trieste sviluppo, crescita, investimenti internazionali per dare alla città quel ruolo che le spetta di capitale d’area. Solo con sviluppo, crescita e investimenti possiamo avere prospettive di miglioramento per il futuro, garantire nuova occupazione ai giovani, posti di lavoro qualificati, trovare le risorse par aiutare chi è in difficoltà e coloro che sono stati colpiti dalla crisi.
L’ultimo è un sogno ed è la possibilità di voltare pagina su quello che è chiamato il buco nero della città, ovvero il mancato riutilizzo del Porto Vecchio. Si tratta di un polmone di sviluppo straordinario che può trasformare la nostra città. Un tempo Trieste era poco più che un borgo. Ci fu una grande battaglia per recuperare le saline al tessuto urbano. Chi aveva interessi particolari impediva che ciò potesse accadere, ma contro questo muro ci fu una spinta comune con in testa Maria Teresa che riuscì a recuperare il borgo Teresiano e quindi trasformare un borgo nell’importante città di Trieste. Ora Trieste si può trasformare in una capitale se sapremo fare questa battaglia e vincere le resistenze.

I suoi primi 100 giorni da sindaco. Quali atti avranno la precedenza su tutto il resto?
Questo lo giudico uno spot elettorale e di conseguenza non distinguo quelli che saranno i primi cento giorni dagli ultimi, se avremo questa responsabilità cercheremo di concretizzare le nostre iniziative per migliorare la qualità della vita dei cittadini, delle imprese, cercando di improntare il nostro agire sulle cose concrete che siano risolutive per i problemi e le emergenze che ci sono.

Giovani e quote rosa. Che criterio seguirà nella selezione della squadra di governo in merito a questi due aspetti?
Penso che sia necessario dare spazio ai giovani quando hanno possibilità di esprimere le loro competenze così come alle donne. Nelle passate esperienze hanno sempre avuto un ruolo determinante non perché ci debba essere una riserva come categorie protette, ma perchè sono una risorsa e ci sarà sicuramente spazio per loro.

Torna centrale il tema delle fonti energetiche e dello sviluppo ecosostenibile. Come opererà il suo eventuale governo su questo campo?
Certamente l’amministrazione comunale non ha competenze in merito per l’energia. È evidente che con gli strumenti urbanistici che sono di competenza comunale si cercherà di privilegiare tutte le tecnologie che vanno verso il risparmio energetico e che consentano massima attenzione per l’ambiente. L’ecosostenibilità non è un argomento di parte politica.
Si lavorerà con l’obiettivo di pianificare strategie e azioni necessarie a incidere positivamente sull’ambiente limitando i consumi di energia ed evitando gli sprechi. In particolare questa amministrazione si confronterà con la necessità di deliberare in ottemperanza alla direttiva europea del maggio 2010 (2010/31/UE) che impone entro la fine del 2020 che tutti gli edifici di nuova costruzione siano caratterizzati da impatto energetico vicino allo zero (edifici ad altissima prestazione energetica, con copertura del fabbisogno coperta in misura significativa da produzione tramite fonti rinnovabili).
Altresì è necessario ricordare che il settore più “energivoro” risulta essere quello edile (per residenziale e terziario), responsabile del 40% dei consumi di energia primaria in particolare per il riscaldamento. Si promuoverà un piano energetico comunale, volto al risparmio e all’efficienza energetica.

Ospiterebbe una centrale nucleare sul suo territorio?
Nel nostro territorio è impossibile sul piano fisico e quindi non si può rispondere diversamente. In merito a quello che penso, credo che sia un’opzione da considerare tenendo ben presenti anche i rischi; dopo quello che è successo in Giappone l’attenzione si è accesa, ritengo che la pausa di riflessione sia utile e necessaria per approfondire le tematiche.

Guardando alla grave situazione di Lampedusa e ai conflitti in nord Africa, come vive il territorio il fenomeno dell’immigrazione e che tipo di interventi in tal senso prevede il suo programma?
Fortunatamente non abbiamo questo problema, ma vivendo in un Paese che vede questa emergenza sempre più pressante dobbiamo attrezzarci anche noi per dare un contributo, anche se è chiaro che il territorio limitato e la configurazione del nostro Comune ci da un’opportuna relativamente modesta. In termini generali siamo tutti chiamati a partecipare a questa emergenza.

Federalismo fiscale. Una risorsa o un deterrente per il rilancio del territorio?
Il Federalismo è una risorsa ma dipenderà da come verrà utilizzata e dagli strumenti che saremo capaci di mettere in campo. In termini di principio è la strada migliore da percorrere.

Alla fine di questa esperienza che paese si impegna a consegnare ai suoi concittadini rispetto a come si presenta oggi?
Posso solo promettere il mio impegno, perché promettere che tutto sarà meglio diventerebbe una promessa elettorale che è di conseguenza aleatoria visto che le condizioni generali non dipendono da me. L’impegno sarà orientato a costruire una città migliore di quella che è attualmente.

 
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