Alberto Musy

Quindici le elezioni amministrative tenutesi a Torino nella storia dell’Italia repubblicana, con quelle del 15 e del 16 maggio si tocca quota sedici. In corsa per la più alta carica del consiglio comunale della “sala rossa” c’è Alberto Musy, 44 anni, candidato a sindaco del Nuovo Polo. Comuni-Italiani.it lo ha intervistato all’interno dello speciale sulle Comunali 2011.

Tra emergenze e possibilità di sviluppo quali sono le priorità del territorio?
Il lavoro è senza dubbio al primo posto. Dobbiamo impedire che i giovani siano costretti a lasciare Torino per trovare un’occupazione. Per questo è essenziale rilanciare il sistema d’imprese. Come Comune abbiamo il dovere di rendere la nostra città più attrattiva attivando forme di detassazione per chi investe e snellendo l’iter burocratico, magari attraverso un assessorato alla semplificazione.
A livello nazionale credo, invece, essenziale ampliare le possibilità di entrata e uscita dei lavoratori dalle imprese, altrimenti sempre più giovani resteranno tagliati fuori dal mondo del lavoro.

Rispetto a queste priorità, come si articolerà la sua campagna elettorale?
Puntiamo su un programma chiaro e concreto, aperto al contributo di cittadini e associazioni. Per questo stiamo organizzando una serie di workshop sui temi che abbiamo individuato come prioritari: saranno momenti di dialogo e confronto con il mondo civile e delle associazioni.

I tre aspetti qualificanti del suo programma.
Sì al lavoro, al merito e a una vocazione internazionale. Crescere e creare nuova occupazione è possibile solo se si richiamano intelligenze di alto livello e si è capaci di pensare su dimensione globale.

I suoi primi 100 giorni da sindaco. Quali atti avranno la precedenza su tutto il resto?
E’ essenziale predisporre le misure per il risanamento del bilancio e dare l’avvio ad una serie di misure per il miglioramento dei collegamenti e della viabilità. Penso all’abolizione della Ztl e alla realizzazione di una linea che permetta ai viaggiatori in arrivo da Caselle di raggiungere facilmente Porta Susa.
Abbiamo pronto anche un “piano studenti” che prevede una rete wi-fi gratuita, facilitazioni per gli universitari nell’accesso alla residenzialità privata, una carta convenzionata che consenta loro di fruire di musei ed eventi culturali.

Giovani e quote rosa. Che criterio seguirà nella selezione della squadra di governo in merito a questi due aspetti?
Sono da sempre convinto che l’unico criterio valido sia il merito.

Torna centrale il tema delle fonti energetiche e dello sviluppo ecosostenibile. Come opererà il suo eventuale governo su questo campo?
Da una indagine di Legambiente è emerso che la nostra città è fra le più inquinate in Italia dalle polveri sottili. Si capisce quindi quanto sia importante incentivare l’uso dei veicoli elettrici, valorizzare il car-sharing, completare la sostituzione di mezzi puliti nella flotta Gtt, magari sostituire i filobus ai tram. Occorre, inoltre, mettersi al lavoro per un Piano Regolatore Generale a nuovi volumi zero, che permetta nuove costruzioni solo dove si amplia anche il verde.
Sul fronte dei rifiuti vogliamo dare slancio alla raccolta differenziata introducendo una novità assoluta nell’imposta: più differenzi, meno paghi. Incentivi anche per chi sostituisce caldaie vecchie ed inquinanti con caldaie eco-sostenibili.

Ospiterebbe una centrale nucleare sul suo territorio?
Quando si parla di nucleare bisogna evitare le valutazioni emotive come è accaduto ultimamente. Credo, però, che in questo momento, sia più utile e produttivo puntare sulle energie rinnovabili.

Guardando alla grave situazione di Lampedusa e ai conflitti in nord Africa, come vive il territorio il fenomeno dell’immigrazione e che tipo di interventi in tal senso prevede il suo programma?
Gli immigrati regolari che contribuiscono alla crescita della nostra città sono i benvenuti. Per loro dobbiamo immaginare politiche di integrazione attiva. Penso a corsi di italiano, educazione civica, a gruppi di confronto interculturali.
Viceversa, è necessario perseguire gli immigrati clandestini che delinquono e, con la stessa durezza, gli italiani che sfruttano gli immigrati con il lavoro nero e la prostituzione.

Federalismo fiscale. Una risorsa o un deterrente per il rilancio del territorio?
Sì al federalismo se vuol dire flessibilità dell’amministrazione, no se si traduce nella possibilità per il Comune di mettere le mani nelle tasche di cittadini e imprese. Certo è che se dovesse essere confermata l’ultima versione è inevitabile che i sindaci avranno solo la possibilità di aumentare le aliquote fiscali.

Alla fine di questa esperienza che paese si impegna a consegnare ai suoi concittadini rispetto come si presenta oggi?
Ci piace l’idea di una Torino senza muri: tra centro e periferia, tra chi può entrare nella Ztl e chi no, tra le zone sicure e quelle pericolose, tra chi ha denaro per comprare i biglietti per l’opera e chi non li ha.

 
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