“Cento passi di legalità”, quanto quelli che separavano la casa di Peppino Impastato da quella del boss Badalamenti e che hanno dato il titolo al film che ripercorre la vita del giovane che scelse come strumento per sconfiggere la mafia la derisione e l’ironia. Era questo il titolo del convegno, organizzato con la collaborazione di Libera – Alilacco di Amleto Frosi, che si è svolto questa mattina all’istituto “G. Marconi” di Torre Annunziata a cui hanno preso parte un centinaio di attenti studenti.

Un percorso socio-didattico iniziato lo scorso novembre con un incontro che vide protagonisti la vedova del commerciante oplontino Raffaele Pastore ucciso dalla camorra, Beatrice Federico, Garibaldi, nome in codice dell’imprenditore del polo nautico che ha denunciato e fatto arrestare i suoi estorsori, e i rappresentanti delle forze dell’ordine che operano sul territorio per sconfiggere la piaga del racket e dell’usura.

Il secondo appuntamento, quello di questa mattina, ha avuto come protagonista assoluto Giovanni Impastato, fratello di Peppino, che da trentatré anni continua a girare per le città italiane portando il suo messaggio di legalità e di rispetto della dignità umana.

Ai ragazzi sono state mostrate le scene principali del film di Marco Tullio Giordana che vinse, nel 2000, il Leone d’Oro a Venezia per la migliore sceneggiatura e mancò la famosa statuetta degli oscar per essersi rifiutato di cambiare il colore delle bandiere rosse che seguivano, nella scena finale del film, il corteo funebre del giovane Peppino.

Il 9 maggio del 1978 rimane una data cruciale nella storia siciliana e italiana: il giovane attivista e conduttore radiofonico viene assassinato nella notte, con una carica di tritolo posta sotto il corpo adagiato sui binari della ferrovia e viene fatto ritrovare il corpo di Aldo Moro, ucciso dalle brigate rosse. Una coincidenza studiata per screditare chi aveva osato denunciare la corruzione, le collusioni tra politica e malaffare, gli scempi ambientali, le ingiustizie sociali.

Davanti ad una platea scolastica interessata e attenta a porre domande mai banali, hanno portato la loro testimonianza anche il giovane magistrato Sergio Raimondi, il primo cittadino Giosuè Starita, i dirigenti delle fiamme gialle oplontine e la preside dell’istituto scolastico Teresa Farina che, nel suo meritevole intervento, ha sottolineato l’importanza di acquisire una coscienza di cittadinanza attiva.

“Bisogna avere uno scatto di orgoglio per non accettare passivamente ogni situazione – ha spiegato la dirigente scolastica – Acquisire una coscienza di cittadinanza attiva significa pretendere dalle istituzioni, dagli enti preposti e dalla scuola che facciano il loro dovere; significa vigilare su ciò che ci spetta come cittadini e non andare a mendicare alla porta di qualcuno per ottenere quello che è un nostro sacrosanto diritto. Se non lo faremo continueremo a commemorare vittime innocenti!”

Giovanni Impastato ha, invece, incentrato il suo intervento sul tema della legalità , la quale non deve essere interpretata come osservanza delle leggi, ma come rispetto della dignità umana in tutte le sue forme. Peppino, ad esempio, aveva combattuto contro quelle leggi che toglievano le terre ai suoi concittadini contadini per allargare la pista dell’aeroporto e si batteva lì dove le leggi erano simbolo di prevaricazione del potere sul popolo.

Nell’incontro successivo con gli amministratori cittadini, avvenuto presso Palazzo Criscuolo, Giovanni Impastato ha voluto riportare l’increscioso avvenimento che vide coinvolta la sua famiglia e la memoria del fratello qualche anno fa in un piccolo comune del bergamasco. “Nel 2009 il nuovo sindaco leghista di Ponteranica fece rimuovere la targa commemorativa dalla biblioteca comunale, dedicata un anno e mezzo prima proprio a Peppino, scatenando molte polemiche e cercando di cancellare una parte della memoria storica fondamentale in un paese civile – Questi episodi lasciano molta amarezza e ci aiutano ad apprezzare ancor più l’ospitalità che troviamo altrove!”

A margine dell’incontro e in virtù di quanto dichiarato, il primo cittadino Starita ha annunciato l’intenzione di intitolare a Peppino e alle numerose vittime della malavita organizzata un luogo proprio nella città oplontina.

 
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