Fuori i clan dal rilancio dell’ex cartiera. E’ l’impegno preso dal Comune di Pompei all’atto della sottoscrizione del protocollo di legalità firmato ieri, a Palazzo de Fusco, insieme con le società Coopsette e Fergos coinvolte nei lavori di riconversione dell’ex Aticarta. Via a maggiori controlli e procedure più rigide nei sub-appalti e nella selezione del personale, ma non ci saranno slittamenti sui tempi di consegna dei lavori previsti per novembre 2011, come confermato in un vertice informale tra aziende e sindacati. A questi ultimi è stato ribadito che il termine dei lavori resta fissato in 24 mesi, nulla a che vedere con i 36 mesi – aggiunti sui cartelli all’ingresso del cantiere e che hanno allarmato i dipendenti – che invece attengono alla durata della concessione edilizia rilasciata dal Comune.
Una cerimonia ufficiale d’inizio lavori – partiti da diverso tempo con la demolizione di vecchie strutture industriali – potrebbe tenersi a cavallo del nuovo anno.

Sindaco e imprese firmano il protocollo di legalità

Se rilancio produttivo deve essere, lo sarà nel pieno rispetto delle regole. Nella realizzazione del centro commerciale “La Cartiera” che dovrà mettere la parola fine all’odissea dei 190 operai ex Aticarta, riassorbendoli nelle 600 unità occupazionali previste, il Sindaco di Pompei Claudio D’Alessio si gioca una fetta importante della sua credibilità di amministratore pubblico. Fin dagli albori del suo primo mandato, il suo destino di politico emergente si è intrecciato con le sorti dell’ex cartiera di via Macello.

L’industria cartiera di via Macello faceva parte dell’Aticarta S.p.A., una costola dell’Azienda Tabacchi Italiana che si occupava della produzione di carta per sigarette. La sede centrale era a Verona, altri due stabilimenti sorgevano a Rovereto e Pompei. Con la privatizzione dell’Ente Tabacchi Italiano avviata dal primo governo Prodi nel 1999, inizia un lento declino per l’Aticarta Spa e per lo stabilimento di Pompei in particolare.
Nel 2001 dopo lo scorporo in Aticarta e Atipackaging srl, passa interamente alla Reno De Medici attarverso la controllata Europoligrafico Spa. La produzione a via Macello, che in quell’anno conta 260 unità, va via via diminuendo, fino a cessare del tutto, nel contempo diversi macchinari vengono trasferiti ad altri stabilimenti.
I dipendenti passano da 260 a a 190 ed è sempre più chiara la volonta della proprietà di disimpegnarsi dal contesto pompeiano. Un comportamento che sarà oggetto di verifica di numerose iniziative politiche, tra cui l’interrogazione parlamentare del senatore Tommaso Sodano nel 2004.
Nel 2005 la Reno De Medici cede il pacchetto completo al gruppo lussemburghese Colleoni SA di Gastone Colleoni, che quattro anni dopo la rivende alla Coopsette di Reggio Emilia. La proposta del gruppo emiliano è quello di rilanciare l’area dell’ex cartiera riconvertendola in centro commerciale, con il progetto “La Cartiera” che, dopo le prime polemiche, ottiene l’approvazione del Comune e dei sindacati. Nei 600 posti di lavoro disponibili nella nuova area commerciale saranno assorbiti gli opeari ex aticarta.
Alcuni numeri del progetto: un supermercato di 3.090 mq; 1.800 posti auto; 12 tra bar e ristoranti. L’ultimazione dei lavori è stata fissata a novembre 2011.

Dai tavoli istituzionali del 2005, con l’allora Assessore regionale al Lavoro Corrado Gabriele alle battute d’arresto più recenti sull’inizio dei lavori. Da qui la decisione di blindare il rilancio dell’area contro l’azione strisciante della camorra, sottoscrivendo un protocollo di legalità con i soggetti imprenditoriali coinvolti: Fergos s.r.l., proprietaria dell’area di 90.00 metri quadrati comprendente il complesso industriale dismesso ex Aticarta ed annesso terreno pertinenziale, e la CoopSette Società Cooperativa, contraente generale.

“La convenzione che abbiamo firmato – ha esordito il primo cittadino – prevede che tutte le ditte interessate ai lavori di riconversione industriale della cartiera siano soggette ad un particolare “vaglio” da parte delle autorità. Pur non essendo un ente pubblico la società ha voluto rivolgere una particolare attenzione a questo aspetto per evitare l’insorgere di difficoltà”.
“Con questo protocollo d’intesa – ha spiegato il sindaco D’Alessio all’atto della firma dela patto di legalità tra Comune, Fergos e Coopsette per la riconversione dell’Aticarta – vogliamo evitare che ditte e personale non graditi siano presenti nel cantiere dell’ex cartiera. La riconversione dell’ex cartiera è una importante risposta alle esigenze di lavoro del nostro territorio e rappresenta un grosso investimento. Anche sotto il profilo della viabilità vi saranno importanti interventi nella periferia meridionale della città. Per questo la nostra attenzione è massima, affinché non vi siano ingerenze della camorra negli appalti e nelle assunzioni. Il protocollo d’intesa coinvolge anche il Comune, in quanto una copia di tutti gli atti sarà depositata nella sede municipale e sarà visionabile da chiunque”.

Si procederà come se si trattasse di un appalto pubblico. A garantirlo è l’ingegner Gianluigi Lino, vicepresidente di Fergos srl, che ha ribadito come la rigidità dei controlli garantirà il rispetto dei tempi di consegna.
“Già utilizziamo – ha ricordato Raimondo Montanari, direttore generale di Coopsette – procedure interne rigorose alle quali ora si affianca anche il protocollo d’intesa. Ogni ditta prima di mettere piede nel cantiere dovrà essere autorizzata, così come ogni singola unità di personale. Ciò potrà creare delle tensioni, ma alla fine ci saranno benefici per tutti, soprattutto per le imprese che operano con trasparenza. Invitiamo a visitare il nostro cantiere, anche gli ispettori del lavoro, per verificare il massimo rispetto della legge”.

Cosa prevede il protocollo di legalità
Il documento impegna il contraente generale ad assumersi l’obbligo, al fine di procedere alla stipula di contratto di affidamento dei lavori, delle forniture e servizi per la realizzazione del centro commerciale “La Cartiera”, ad acquisire dalle imprese sub affidatarie, coinvolte nei lavori, i seguenti documenti: 1) certificato di iscrizione alla Camera di Commercio con dicitura antimafia, dal quale siano desumibili i rappresentanti legali, gli amministratori ed i direttori tecnici; 2) la dichiarazione che l’impresa non si trova in stato di fallimento, di liquidazione coatta, di concordato preventivo, o nei cui riguardi sia in corso un procedimento per la dichiarazione di una di tali situazioni; 3) dichiarazione che a carico del titolare, legale rappresentante e degli amministratori e direttori tecnici non sono state pronunciate sentenze di condanna passate in giudicato, oppure di applicazione della pena su richiesta per reati che incidono sull’affidabilità morale e professionale.
La ditta sub-affidataria avrà l’obbligo di trasmettere l’elenco del proprio personale, al fine di garantire che tra di loro non ci siano pregiudicati.
Al contempo, la CoopSette avrà la facoltà di procedere nei confronti dell’impresa alla risoluzione del contratto di affidamento conseguentemente ad inadempimenti relativi a violazione degli obblighi di legge ed inadempimenti contrattuali concernenti il personale.
 
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