Venerdì Santo 25 marzo 2016, in coincidenza dell’Annunciazione con la Passione e Morte terrena di Gesù Cristo, si è rinnovato nella Cattedrale di Andria il prodigio della Sacra Spina della Corona di Nostro Signore Gesù Cristo, preziosa reliquia lignea che è lunga circa 6 cm, ha un diametro di base di circa 6 mm e reca delle macchie di sangue. Per l’occasione essa, solitamente conservata nell’omonima cappella a destra del presbiterio, è stata esposta nella Cappella di San Riccardo, patrono della città, dove è stata costantemente monitorata da religiosi diocesani e da membri di una Speciale Commissione istituita ad hoc.

Il resoconto di questo straordinario evento di storia e di fede è documentato per iscritto nel verbale redatto, alla presenza del notaio Paolo Porziotta, da parte della Commissione Speciale della Sacra Spina, riunitasi alle ore 19 nella sala Capitolare della Cattedrale andriese, intitolata a Santa Maria Assunta. Questo è quanto è stato scritto sul prodigio: «Verso le ore 16.10, si è rilevata la presenza di un lieve rigonfiamento di colore bianco a forma sferica, a mo’ di gemma, posto a 3 mm. circa dall’apice, lato destro della Spina, più precisamente sul bordo della scheggiatura apicale. Successivamente, verso le ore 17.10, si sono rilevate a occhio nudo, una seconda gemma, posta all’apice della Spina, e una terza gemma, posta 4/5 mm. sotto la prima; ancora più verso la base della Spina, il residuo del precedente prodigio dell’anno 2005 è sembrato rifiorire.
Tanto è stato constatato direttamente, oltre che dalla Speciale Commissione, anche da sua Ecc.za Mons. Raffaele Calabro, il quale alle 17.40, durante l’omelia dell’azione liturgica del Venerdì Santo ha annunciato ai fedeli: “In questa circostanza ho il piacere di annunciare a voi tutti in maniera solenne che il miracolo ha avuto inizio”.»

In serata i riti del Venerdì Santo che hanno accompagnato i segni prodigiosi della Sacra Spina sono stati la Via Crucis in Piazza Vittorio Emanuele, nota agli andriesi come Piazza Catuma, e la veglia di preghiera dei numerosissimi fedeli qui convenuti per lo straordinario evento, la quale si è protratta per tutta la notte e nel seguente giorno del Sabato Santo.

Inoltre nella stessa giornata del 25 marzo 2016, Posteitaliane ha emesso anche un francobollo celebrativo della Sacra Spina di Andria del valore di € 0,95, composto dalla bozzettista Anna Maria Maresca. Il rispettivo materiale filatelico è stato anche venduto a fedeli e collezionisti venuti a venerare la sacra reliquia.

La Sacra Spina, facente parte della corona posta sul capo di Cristo durante la sua Passione, fu donata alla Cattedrale andriese nel 1308 da Beatrice d’Angiò, principessa che era figlia del re Carlo II quando sposò Bertrando I Del Balzo, signore della città pugliese. Costei aveva portato qui con sé, dalla Francia, la preziosa reliquia, facente parte ormai della casa reale angioina.

A partire dal 1633, ogni qualvolta il Venerdì Santo ricorre il 25 marzo, giorno dell’Annunciazione, la Sacra Spina di Andria modifica il suo normale aspetto e ciò viene letto come un prodigio dai religiosi e dai fedeli. Negli ultimi due secoli altri prodigi si sono verificati nel 1910 (in seguito a cui l’allora vescovo della diocesi andriese, mons. Giuseppe Staiti, fece erigere la Cappella della Sacra Spina, a destra del presbiterio), nel 1911, nel 1932, nel 2005. Il prossimo prodigio, dopo quello del 2016, è invece previsto nel lontano 2157.
Il presente fotoreportage si correda delle sottostanti sei immagini aventi per oggetto:
la Sacra Spina, esposta in via straordinaria nella Cappella di San Riccardo della Cattedrale di Andria, mentre viene osservata in attesa di segni prodigiosi nel corso della particolare giornata del 25 marzo 2016 (foto nn. 1-2);
i segni del prodigio mostrati in un’immagine tratta dal sito della diocesi andriese (foto n. 3);
la cartolina ed il francobollo, con annullo speciale, relativi alla Sacra Spina di Andria, emessi per quest’occasione da Posteitaliane (foto n. 4);
la Cappella della Sacra Spina, anch’essa all’interno della Cattedrale, dove la preziosa reliquia è normalmente conservata (foto n. 5);
il campanile e la facciata della Cattedrale andriese (foto n. 6)

 
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