Ormai per la quinta volta si è svolta a Rieti, dal 27 al 30 agosto, la 5ª Fiera Campionaria Mondiale del Peperoncino organizzata dall’Associazione Peperoncino.

Lo scorso anno la mostra è stata presentata sotto i portici del Palazzo Vescovile, quest’anno ha cambiato sede spostandosi in Piazza Mazzini, nel maestoso seicentesco Chiostro della chiesa di S. Agostino. Lungo le quattro pareti del chiostro sono state esposte le bacheche di vetro contenenti le 200 specie di peperoncino di tutto il mondo e i vasi con delle piantine di peperoncino. Quello che colpisce di più un profano, che i peperoncini non sono solo rossi come ce li immaginiamo… ma possono essere di colore bianco, crema, giallo, arancione, tutte le tonalità di rosso e violetto fino ad arrivare al nero. Manca solo quello azzurro. La stessa cosa con le misure (i più piccolini hanno a malapena 2 mm, i più grandi anche 10 cm) e le forme (tondi, lunghi, curvi, stretti, a cono).
Ogni bacheca oltre al piattino con gli esemplari esposti conteneva le informazioni sul luogo di provenienza (continente e nazione), caratteristiche e descrizione della pianta e del frutto, metodi di coltivazione e grado di piccantezza nella Scala Scoville.

Non tutti sanno che appunto esiste un metodo scientifico per misurare quanto è piccante un peperoncino, misurando la quantità di capsaicina che esso contiene.
“Il numero di unità di Scoville che indica l’appartenenza alla scala (SHU) (Scoville Heat Units) indica la quantità di capsaicina equivalente contenuta. Molte salse piccanti in uso sia in America del Nord che del Sud indicano la loro piccantezza in unità di Scoville.
La scala di Scoville prende il nome dal suo ideatore, Wilbur Scoville che sviluppò il SOT (Scoville Organoleptic Test) nel 1912. Questo test originariamente prevedeva che una soluzione dell’estratto del peperoncino venisse diluita in acqua e zucchero finché il “bruciore” non fosse più percettibile ad un insieme di assaggiatori (generalmente 5); il grado di diluizione, posto pari a 16.000.000 per la capsaicina pura, dava il valore di piccantezza in unità di Scoville. Il valore 16.000.000 per la capsaicina fu posto arbitrariamente da Scoville.” (da Wikipedia)

Attualmente il record mondiale della piccantezza appartiene a Carolina Reaper (è un ibrido nato dall’incrocio tra un Naga Morich e un Habanero Rosso), valore nella Scala Scoville: 2.000.000 – 2.200.000. Eccome è un dato che detto così, non ci dice nulla, paragoniamolo con qualcosa di noto:
Paprica dolce: 0 -100 unità
Peperoncino Calabrese: 15.000 – 30.000
Habanero: 100.000 – 350.000
Spray al peperoncino di uso comune: 1.500.000
Insomma, se per noi il peperoncino calabrese è piccante, meglio che non proviamo Carolina Reaper o Scorpione di Trinidad (il suo succo capsico ha persino irritato le mani dei ricercatori passando attraverso i guanti in lattice).
Va anche detto, come una curiosità, che “la capsaicina pura è una sostanza tossica, e se assunta direttamente provoca la morte per arresto respiratorio, tuttavia la quantità necessaria per ingestione a causare la morte di una persona di settanta chilogrammi è di tredici grammi, equivalente ad un paio di cucchiai.”

L’elenco di foto:
1. Logo della manifestazione
2. Peperoncino sabino
3. Banco all’ingresso dove si poteva acquistare il catalogo della mostra e alcuni volumi su peperoncino
4. Ingresso al chiostro
5. e 6. Visitatori
7. Bacheche con Habanero
8. Scorpione di Trinidad
9. White Snow – esempio di peperoncino bianco
10. Pimenta da Neyde – esempio di peperoncino nero

 
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