Inglobato in una vegetazione che lo nasconde in parte, Parmigno ormai non mostra più le sue splendide sembianze in stile medioevale che aveva un tempo; il paese è sicuramente uno dei più interessanti borghi abbandonati dell’appennino pratese, distante solo 2 chilometri da Fabio, dopo aver imboccato la via che conduce a Valibona e le Croci di Calenzano.

In realtà, percorrendo la strada bianca, si fa fatica a vedere il borgo e soltanto dopo una salitina riusciamo a scorgerne i tetti. Complicatissimo entrarvi all’interno; rovi e piante impediscono l’accesso e le strade ormai sono ridotte a strettissimi viottoli, pieni d’insidie e calcinacci per i crolli delle attigue abitazioni.

Alcune parti dell’abitato sono interdette da cancelli, e questo fa pensare che vi sia almeno un padrone.
Penetrare all’interno di questa giungla non è stata un’impresa da poco e trovare una via d’accesso ha necessitato di diversi tentativi, che solo con la mia caparbietà, è andata poi a buon fine.

Gli interni di queste abitazioni sono indescrivibili; calcinacci, tetti crollati, finestre non più esistenti, porte decadute.
Le piante, qui, hanno una funzionalità predominante: assalgono le strutture e vi penetrano all’interno e qualcuna ha attecchito anche dentro.

Pure la chiesa, dedicata a Santo Stefano e recuperata qualche anno fa, grazie a degli interventi monetari anche del comune di Vaiano, ha difficoltà a essere raggiunta a causa di rovi e piante ad altezza d’uomo, che solo con una buona fustigata di un bastone possono dare l’accesso alla struttura religiosa.

Le foto del reportage:
Da foto 1 a foto 9 – il borgo di Parmigno;
Foto 10 – la chiesa di Santo Stefano.

 
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