Al teatro dell’Angelo di Roma domenica 9 febbraio 2014 in un’unica serata è stata messa in scena la rappresentazione teatrale del testo della giornalista e storica Mariù Safier su Maria Cristina di Savoia, Regina delle due Sicilie, in onore della sua proclamazione a beata avvenuta il 25 gennaio scorso nella città partenopea per la guarigione compiuta su una donna e per la sua profonda fede e devozione.

Nella sua breve permanenza terrena (morì a soli 23 anni dopo aver dato alla luce il suo unico figlio Francesco) Maria Cristina di Savoia lasciò una traccia indelebile nel suo popolo, non solo come donna caritatevole ma anche come statista influenzando positivamente l’opera e la reggenza di Ferdinando II di Borbone.
La rappresentazione teatrale intitolata “Reginella Santa” ripercorre i momenti salienti della vita di Maria Cristina interpretata da Rita Colantonio, con delicata e profonda attenzione ai sentimenti, alle aspirazioni spirituali, all’anima di Maria Cristina, evidenziandone il suo spirito compassionevole, amorevole e dedito instancabilmente all’aiuto degli altri, al conforto dei più deboli e dei più poveri, nel pieno rispetto dei principi cristiani che in Maria Cristina si esprimono con una totale vericità e una sincera e incondizionata fede.

Nello spettacolo Maria Cristina racconta la sua vita, l’adolescenza vissuta tra la città natale di Cagliari, di Torino presso la corte di Carlo Alberto, di Genova, il matrimonio che le fu imposto per ragioni di stato con Ferdinando II di Borbone a cui accettò nonostante il suo cuore aspirasse a una vita riservata, dedita a Dio, lontana dal clamore delle regge.
Un matrimonio mosso da ragioni di stato che univa due personalità così diverse, che riuscirono comunque a completarsi e ad amarsi nella vita e nell’impegno di stato.

Nella piece teatrale Ferdinando II di Borbone, interpretato da Gioacchino Maniscalco, descrive Maria Cristina come di un angelo che lo rendeva migliore di ciò che era; molte decisioni politiche furono prese da Ferdinando su influenza di Maria Cristina, e durante il suo regno furono concesse grazie per volere di Maria Cristina ai condannati a morte.
Intenso il dialogo tra Maria Cristina e il figlio Francesco, interpretato da Angelo Evangelista, che ricorda come lui l’abbia potuta conoscere solo attraverso i ritratti e quello che le persone raccontavano di lei, in una sorta di mistica adorazione colorata dal profondo rammarico di essere stato in qualche modo la causa della sua morte.
I dialoghi tra i personaggi si alternano tra brani di Bach e di Paganini eseguiti da Rebecca Raimondi.

 
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