Palazzo Antonelli – Giornata FAI di Primavera
Anche quest’anno in occasione del consueto appuntamento con la “Giornata FAI di Primavera” è stato possibile per migliaia di visitatori accedere a palazzi, castelli, chiese e parchi solitamente chiusi al pubblico.
Grazie a questa iniziativa promossa dal Fondo Ambiente Italiano, a Roma è stato possibile visitare, tra i vari monumenti, Palazzo Antonelli.
L’edificio, sito in Largo Magnanapoli, fu edificato nel Settecento su un’area già occupata da alcune case e da una vigna di proprietà della famiglia Fiorenzi.
Nella metà dell’Ottocento l’edificio, assieme all’adiacente Palazzo Widman, fu acquistato dalla duchessa di Sassonia Luisa Carlotta di Borbone, la quale incaricò l’architetto Michele Busiri Vici di occuparsi della ristrutturazione.
In seguito all’intervento del Busiri Vici, datato tra il 1854 e il 1856, il palazzo assunse dimensioni grandiose grazie alla realizzazione di una cappella interna, un oratorio, una terrazza e una loggia.
Alla morte della duchessa, la proprietà del palazzo passò al marito, Giovanni Vimercati, il quale lo vendette nel 1858 al cardinale Giacomo Antonelli, segretario di Stato del pontefice Pio IX.
Il Palazzo prese così il nome del nuovo proprietario, il quale incaricò lo stesso Busiri Vici di eseguire altri lavori che comprendevano la realizzazione di nuovi soffitti al piano nobile, la sopraelevazione dell’edificio sul lato ovest e la costruzione di una terrazza.
Il cardinale non utilizzò mai il palazzo come dimora, ma vi conservò la sua collezione di pietre preziose e ambre del Cinquecento. Alla sua morte gli eredi lo cedettero alla Santa Sede.
Attualmente il palazzo ospita alcuni uffici della Banca d’Italia.
Il palazzo si presenta in forme neo-cinquecentesche con un imponente pianterreno a bugnatura liscia dove si aprono una serie di portali e finestre architravate.
Nell’androne al pian terreno è custodito un tratto delle mura Serviane costituito da un massiccio arco in conci di tufo che faceva parte di una camera balistica per catapulte risalente al I secolo a.C.
Oggi l’arco è utilizzato come accesso alle scale interne per mezzo delle quali si giunge ai piani superiori.
Il primo piano custodisce i resti di una preziosa mensa figurata di età paleocristiana, mentre presso il secondo è situata la preziosa cappella dal soffitto affrescato costruita per la duchessa di Sassonia, presso la quale sono conservate alcune interessanti opere pittoriche a tema religioso.
Il palazzo, infine, conserva la raccolta di sculture, epigrafi e reperti archeologici di Giovanni Vimercati. Tra i vari pezzi è interessante notare la presenza di “falsi” che testimoniano una serie di truffe ai danni del consorte della duchessa di Sassonia.
Foto 1-4: L’androne e l’arco in conci di tufo facente parte le Mura Serviane
Foto 5: Scultura femminile con lira
Foto 6-7: Reperti archeologici di epoca romana
Foto 8: Resti della mensa paleocristiana
Foto 9: La cappella della duchessa di Sassonia
Foto 10: La cappella della duchessa di Sassonia: particolare della volta affrescata
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