Tradizione e curiosità sono da sempre l’accoppiata vincente per andare a visitare il centro antico di Napoli fino ad arrivare alla via del presepe più famosa al mondo: San Gregorio Armeno!

Che tu giunga da Via Duomo per girare poi su Via dei Tribunali, oppure dal lato opposto, da Via Toledo, non ti puoi sbagliare… segui quelle persone che rapite davanti a te non sanno più dove posare gli occhi, in quale bottega fermarsi ad ammirare l’artigianato napoletano od in quale Chiesa millenaria riposarsi a ritemprare l’anima.

Vedrai che lentamente, dopo aver gustato un caffè ed una sfogliatella calda, esserti fermato ad ascoltare qualche gruppo di ragazzi che, indefessi, cantano e ballano antiche tammurriate, ti ritroverai all’agognata meta.

Te ne accorgerai perché, in questi giorni e fino alla fine delle festività natalizie, si è costretti a passeggiare gli uni addossati agli altri, in una calca indescrivibile che viene da tutto il mondo per vivere di persona, in quel vicoletto vecchio di 2000 anni di storia, cardine di collegamento tra il decumano maggiore e quello minore, la magia del Natale napoletano, nella sua rappresentazione più classica: ‘‘O presep’, scena resa eterna dal grande Eduardo, nella più atroce e ripetuta preghiera di un padre ad un figlio viziato: ’’… e dimmell’, nennill’, bell’ ‘e papà… te piace ‘o presep’ ? ’’ .

‘O presepe… ma cos’è il presepe… solo la rappresentazione di un evento che ha segnato la nostra civiltà?
Allora basterebbero quelle poche statuine a sceneggiare la Natività: la Madonna, San Giuseppe ed il Bambin Gesù… il bue, l’asinello e la capanna, i tre Re Magi… fine!

No, il presepe napoletano non è solo questo. Guardate con attenzione i volti e gli atteggiamenti dei personaggi a contorno: dissacrazione ed ironia, speranza e carità, lusso e miseria ostentate in modo parossistico fino a quando l’artista non raggiunge il suo scopo, cioè mettere a nudo il protagonista della scena… (noi…) di fronte alle sue debolezze, alle sue superstizioni, alla sua vanità. Perché ricco o povero, potente o miserabile ci si specchia gli uni con gli altri, quasi a fonderci, riconoscendoci in ognuna di quelle maschere e di quelle posture e non distinguendo più, in quel percorso affascinante, che ti porta fuori dal tempo, quale ruolo rivestiamo nella società contemporanea, chi effettivamente siamo nei rapporti con i nostri cari e… con noi stessi.

Infine il presepe napoletano è anche la meravigliosa gioia dei bambini che tirano per la mano le mamme, per condurle ad ammirare con frenesia le scene in movimento dei mestieri antichi ed a loro misconosciuti… ed è uno spettacolo a parte: il pizzaiolo mentre inforna, la lavandaia che sfrega i panni al torrente, il fabbro che picchia il martello sull’incudine a forgiare una spada, il ciabattino che suola le scarpe, la nonna che culla il nipotino appeso in un cesto al soffitto, la contadina che munge la capretta, l’oste che versa il vino, lo scugnizzo che porta vorace alla bocca, con le mani sporche, i maccheroni…

“Mamma… mamma… anche io voglio mangiare così stasera!”, entusiasta grida una bambina tra la folla, tutta vestita all’ultima moda, nel Santo Natale 2012.

 
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Commenti (4)


  1. Chissà se quest’anno riesco a fare un salto …… certo mi hai fatto venir voglia


  2. :-D
    Se fai un salto…fammelo sapere cosi’ ti offro un ”caffe” azzurro…Forza Napoli !!! :-D


  3. Che dire, Ugo, trasmetti sempre l’”essenza” di Napoli presentando di essa, di volta in volta, una tematica diversa.
    Inutile dire che le foto sono straordinarie.
    Un caro saluto e auguri di buone feste.


  4. Grazie Maria per il commento positivo! E’ un piacere parlare della mia citta’ e delle sue varie e molteplici sfaccettature che mi permettono di non essere banale…almeno spero! :-)
    Cari saluti anche a te e Buone Feste!

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