Napoli, al pari di altre città europee, ha il suo Museo del Giocattolo.

Allestito in un’ala dell’Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa, è stato realizzato dal Rettore prof. Lucio d’Alessandro ed inaugurato il 20 Dicembre del 2011.

Il prof. Capuano, docente di Storia del Giocattolo presso quest’ istituto e proprietario di una nutrita collezione di giocattoli di tempi molto remoti sino a quelli dei nostri giorni, ha messo a disposizione una parte della sua raccolta per la creazione di questo museo che mostra anche l’evoluzione del giocattolo nel tempo.

Nell’antichità si dava scarso valore al gioco ritenendolo superfluo e voluttuario; si dava spazio essenzialmente al lavoro e si avviava l’uomo alla fatica fisica sin dalla più tenera età.

Pochi bambini avevano la fortuna di possedere un vero giocattolo; spesso ci si divertiva con bambole di “pezza” o palloni fatti con carta pressata, si giocava con pietruzze o altro materiale povero.

Nulla lasciava pensare che attraverso il gioco si sarebbero potute sviluppare le capacità d’apprendimento e l’elasticità mentale, predisponendo così l’essere umano alla scelta della sua futura attività.

“…l’importanza dei giocattoli nell’educazione dei piccoli direi che sia fondamentale. Fondamentale perché è grazie ad essi che si comincia a costruire un’identità personale, intraprendendo un percorso di crescita che non ha mai fine. Ci si può mettere in relazione con se stessi e con gli altri, imparando a conoscere i propri limiti e stimolando la fantasia. Alcuni studiosi odierni addirittura intendono la vita di oggi come metafora del gioco, invertendo ciò che sinora si era sempre creduto” è quanto asserisce il prof. Capuano.

Il museo è stato dedicato a Ernst Lossa, piccolo zingaro detenuto per nove anni in un ospedale psichiatrico, vittima delle politiche razziste della Germania nazista. Il fanciullo nel 1944, a soli 14 anni, fu ucciso con un’iniezione letale.

In ventotto vetrine sono esposti 850 giocattoli divisi per categorie: i Pinocchi, le bambole, i pupazzi, giocattoli di legno, di latta, giochi da tavola, giochi militari…

Tra le rarità troviamo:
- la bambola che Benedetto Croce portò dalla Germania nel 1930 alla figlia Silvia (foto 1 e 2)
- un Rodolfo Valentino vestito da sceicco; giocattolo del 1926, anno della sua morte (foto 3)
- un carrozzino la cui copertina reca intessuta una svastica (foto 4)
- la prima Barbie del 1959 che, per la sua sensualità, non fu destinata ai bambini, ma esposta nelle tabaccherie esclusivamente per gli adulti (foto 5)

Il museo ha messo a disposizione dei visitatori, oltre ai dépliant, degli iPad per l’acquisizione d’informazioni relative agli oggetti esposti. Tali mezzi elettronici permettono anche delle trasformazioni virtuali; ad esempio: cambiare gli abiti delle bambole o improvvisarsi falegname scolpendo un oggetto in legno.

 
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Commenti (1)


  1. Mi ripropongo spesso di visitarlo… l’avevo inserito qui http://rete.comuni-italiani.it/wiki/Napoli/Museo_del_Giocattolo ma non ho ancora avuto il tempo di andarci… se non attraverso il tuo fotoreportage. Grazie!

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