L’arte dell’intreccio sembra risalire a tantissimi secoli fa, infatti ne sono state ritrovate tracce anche nei reperti dell’antico Egitto.
In tempi più recenti era un’attività molto diffusa tra i nostri contadini che, nei momenti di inattività, impiegavano il loro tempo intrecciando vimini e giunchi, sia per soddisfare le loro esigenze (all’epoca non esistevano materiali sintetici), sia da utilizzare come baratto per generi alimentari che loro stessi non producevano.

Gli unici attrezzi usati dal cestaio sono un coltello, un falcetto per ripulire le fibre vegetali ed un punteruolo: la maestria dell’artigiano consiste, soprattutto, nel correggere ogni minimo difetto nel corso della realizzazione del manufatto che in alcuni casi dovevano sostenere pesi superiori a 50 kg.
Ormai la produzione è limitata solo a qualche appassionato e quindi è un artigianato a rischio di estinzione, visto che non interessa ai giovani.

L’artigiano ritratto nelle foto è, probabilmente, uno dei pochi rimasti a Taranto.

 
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