Novalesa – conosciuto per l’abbazia benedettina – è un paese della Val Cenischia, valle laterale della Val di Susa.
Nell’estate del 1972 il professor Giuseppe Ferrero, presidente della Pro Loco di Novalesa propose agli abitanti del paese di prestare utensili del lavoro contadino e oggetti di uso quotidiano ormai in disuso per allestire una mostra etnografica, allo scopo di far conoscere alle giovani generazioni il duro lavoro e la vita dei loro nonni.
La gente raccolse da solai e cantine moltissime cose, la mostra fu allestita nei locali dell’Abbazia della Novalesa, successivamente fu spostata nel salone a piano terra dell’ex palazzo comunale, situato nella Via Maestra, al centro del paese.
Nel 1974 il comune rese disponibili anche i locali del primo piano dell’edificio e venne istituito il museo. Lo stabile, risalente al 1600, fu ristrutturato nel 1783; era la casa della Comunità, che oltre alla sala delle Congreghe ospitava il corpo di guardia, la scuola e l’alloggio per il maestro; a fianco vi erano le prigioni, utilizzate come cantine dal ’900, e successivamente come ufficio postale, sala musica e ufficio di collocamento; di fronte erano ubicati i due alberghi più importanti della zona, l’Epée Royale e L’Ecu de France, frequentati dai viaggiatori che varcavano il Colle del Moncenisio.
Il Museo di Vita Montana è costituito da cinque stanze, nelle quali sono stati ricostruiti i vari ambienti della casa. Ogni oggetto esposto ha un cartellino con la sua denominazione dialettale (patois francoprovenzale di Novalesa) e la traduzione italiana.
Al piano terreno vi è una sala dove sono raccolti gli attrezzi agricoli, utilizzati per la fienagione (falci, falcetti, rastrelli), per il trasporto del fieno e della legna (gerle, slitte), per la vendemmia e la produzione del vino, per il taglio e la lavorazione della legna, la coltivazione dei cereali e la produzione di farina e pane, la lavorazione della terra (zappe, aratri), l’allevamento degli animali, e inoltre gli utensili di alcuni artigiani del luogo (fabbro, calzolaio, ecc.).
Al primo piano vi sono tre stanze che rappresentano i vari ambienti della casa: la cucina, la camera da letto e un locale da lavoro o ripostiglio.
La cucina è la stanza più grande della casa, perché in essa si svolgeva la maggior parte della vita della famiglia. Al centro vi è un tavolo sul quale vi sono piatti, bicchieri, scodelle e posate utilizzate per i pasti; ad una parete vi sono una grossa piattaia, nella quale sono esposti i piatti del “servizio bello”, da utilizzarsi durante le feste, e le stoviglie di uso comune, alcune pentole e casseruole smaltate di blu; una madia, utilizzata per conservare la farina e per preparare la pasta per il pane da far cuocere al forno comunale, in base a turni prefissati; sulla trave e sulla pietra del camino si trovano dei tostacaffè (in realtà si utilizzavano l’orzo e altri cereali, molto più economici), macinini, mortai per sminuzzare il sale grosso, ferri da stiro, vari utensili da cucina, molle, attizzatoio; appesi ai muri vi sono pentolini di piccole dimensioni, coperchi ecc.
In una bacheca vi sono vecchie lampade, a petrolio o a carburo, e candele, utilizzate per l’illuminazione della casa; vicino ad una finestra vi sono dei secchi che venivano utilizzati per l’approvvigionamento dell’acqua potabile per uso alimentare e casalingo, al pozzo o alla fontana pubblica; alcune sedie, panche, piccoli mobili, un seggiolone e un “girello” per bambini completano l’arredamento.
Nella camera da letto – che è abbastanza piccola – vi è un letto di una piazza e mezza, contro il muro, con un materasso imbottito con foglie (di solito di faggio per l’inverno e di granoturco per l’estate), lenzuola di canapa tessute a mano, uno scaldaletto, una culla grande e una piccola, per bambini di età differenti, il catino con la brocca dell’acqua per lavarsi e il vaso da notte (un tempo non c’era il bagno!), un armadio per la biancheria e per gli abiti, lo specchio, le fotografie di famiglia, lo scaldaletto.
Appesi alle pareti e agli armadi vi sono il costume maschile e femminile per la festa, e alcuni abiti da lavoro; in una bacheca vi sono delle cuffie in cotone (bianca per la festa, colorata per i giorni feriali), pizzi e gioielli.
Nella stanzetta a fianco, con un camino, si trovano gli oggetti per la lavorazione del latte (paioli, forme per formaggi, zangole, stampi per burro) e della lana e canapa (fusi, filatoi, arcolai, scardassi), secchi e tinozze per il bucato.
Sempre al primo piano, nell’altra ala dell’edificio, oltre il cortile interno, vi è una grande stanza in cui è ricostruito un angolo di scuola, con dei banchi con libri, quaderni, calamai, una lavagna, una stufa e alcuni giocattoli di un tempo.
Da qualche mese è stata aggiunta una cospicua collezione di bambole, dagli anni ‘50.
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