Dal 23 maggio al 3 giugno presso i locali del Circolo S.M.S. di Rifredi (Via V. Emanuele 303, Firenze) si tiene una mostra (nelle foto 1 e 2 è ritratta la sala espositiva) organizzata dall’Atrio dell’Arte denominata “Ogni occhio vuole la sua parte” nella quale due appassionati di fotografia ed arti grafiche (Giuseppe Grande e Paolo Cavicchi) espongono alcuni dei loro elaborati aventi per argomento le immagini stereoscopiche di oggi viste con le tecniche dell’800.

Premesso che le “immagini stereoscopiche” sono due immagini corrispondenti a quelle che vedono i nostri occhi ma dal momento che le stesse sono leggermente diverse solo attraverso l’elaborazione del nostro cervello è possibile arrivare ad avere le informazioni necessarie per ottenere la tridimensionalità della scena su di un “piano”.

Per quanto sopra, la mostra cerca di ricostruire le tecniche sviluppate in tal senso dall’800 ad oggi per la loro visualizzazione (le quali peraltro sono state utilizzate di recente dal cinema con la produzione in 3D di alcuni film di grande successo) e per far comprendere la particolarità degli elaborati e degli strumenti esposti di seguito sono illustrate alcune annotazioni storiche sulle suddette tecniche.

In particolare il primo che studiò le proprietà stereoscopiche delle immagini (nella foto 3 sono visibili gli esempi dei tre tipi descritti) fu sir Charles Wheatstone che le sperimentò mediante una coppia di disegni che venivano poi visti con un apposito strumento definito stereoscopio a specchio; successivamente Sir David Brewster nel 1849 introdusse il suo stereoscopio, decisamente più portatile di quello di Wheatstone ed infine lo sviluppo successivo fu fatto da Oliver Wendell Holmes che introduce il suo “stereoscopio americano” che fu talmente diffuso tanto che ancora oggi è possibile acquistarlo nei mercatini dell’usato (nella foto 4 è mostrato un esemplare originale in metallo di fine ‘800).

Un ulteriore sistema di visualizzazione (peraltro sfruttato dal cinema in 3D) consiste nell’elaborare due immagini di partenza le quali devono essere colorate con colori complementari e successivamente unite in modo da formare una unica immagine (detta anaglifo), che può quindi essere vista con appositi occhiali bicolori che consentono di apprezzare gli effetti tridimensionali (nella foto 5 sono evidenziati i vari step occorrenti a creare l’anaglifo).

Partendo quindi da tali esperienze, i due appassionati espositori hanno messo a punto “moderni strumenti” per la visualizzazione delle immagini le quali chiaramente sono di elevata qualità, in quanto ottenute con le macchine digitali sempre più evolute ed elaborate con gli appositi software ormai in grado di “ottimizzare” qualsiasi fotografia.

Nelle foto messe a corredo di questo breve testo sono visibili:
● l’anaglifo del panorama di Firenze (sicuramente l’elaborato “più elaborato” essendo formato da due foto le quali sono a loro volta formate da più scatti uniti insieme);
● un esempio di uno stereoscopio a specchio;
● di uno stereoscopio tipo Holmes (che nell’esemplare esposto consente di vedere varie immagini montate su di una piastra ruotante situata dietro il cavalletto da pittori);
● di uno stereoscopio “americano” adattato per la visione delle immagini e le animazioni di componenti (motori, carrelli ed altri) che si muovono, traslano ecc. direttamente da un computer
● un esempio di foto visibili con lo stesso tipo di stereoscopio portatile ed il pannello esplicativo di tale tecnica di visione.

 
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