Il santuario del Beato Giacomo fu edificato a Bitetto su richiesta del Vescovo Carlo Arcamone e l’Università di Bitetto sotto il pontificato di Eugenio IV negli anni 1432-33.

Costruito per i Frati Minori Osservanti comprendeva la cinquecentesca chiesa ed il convento che furono ampliati e rimaneggiati dai subentrati Frati Riformati: sostituzione della primitiva copertura in legno, costruzione della volta a botte con finestre barocche, consolidamento della struttura con pilastri ed edificazione dell’altare maggiore che fu consacrato dal Vescovo Francesco Gaeta nel 1657.

Nel 1580 il corpo del Beato Giacomo venne deposto in una cappella del santuario, indipendente ma comunicante con la chiesa, sulla cui volta il pittore Giuseppe Musso dipinse le scene della Resurrezione finale e del Giudizio universale. La tela del Beato Giacomo in estasi davanti alla Madonna, invece, fu dipinta da Francesco Santulli.

Nel corso dei secoli il santuario fu abbellito ed impreziosito con stucchi dorati, dipinti sulla vita della Madonna di Musso e persino nuovi altari in marmo giallo. Al convento fu annesso il Chiostro al centro del quale c’è un arancio selvatico, seccato per una improvvida potatura, che il Beato piantò nel 1485 (iscrizione latino sull’epistilio) intorno al quale è stata costruita una struttura ottagonale con pilastri. L’albero, insieme al ginepro che si trova nel giardinetto all’ingresso del santuario sono legati alla devozione popolare.

I frati custodiscono anche – laterale al santuario – la Chiesa della Benedetta dove il Beato Giacomo si recava a pregare. Infatti il Frate che era particolarmente devoto alla Vergine Maria, in ogni convento dove dimorò, lasciò sempre il ricordo di sé legato a grotte e cappelle dedicate alla Madre Celeste.

Il Beato Fra Giacomo Veringez nacque a Zara nei primi del ‘400 – Arriva in Puglia, nella zona di Bari – Bitetto – Cassano e Conversano con alcuni signori mercanti del suo paese natio e attirato dall’ideale di San Francesco, Egli “veste” l’abito francescano. Fu maestro di fede e di Vita vissuta con estrema semplicità e umiltà, con impegno e onestà, prodigandosi nella preghiera e nella cura e assistenza degli appestati.

Il popolo di Bitetto Gli attribuì il merito dello scampato pericolo al nuovo imperversare della peste nel Regno di Napoli e lo elesse suo compatrono. Dal 1485 egli visse nel Santuario di Bitetto svolgendo le più umili mansioni in una perfetta sintesi tra vita contemplativa e servizio d’apostolato, fratello degli umili, servo del Signore, potente intercessore presso Dio. Morì nel 1495 o inizi 1496.

A Lui vengono attribuite numerose grazie e miracoli. Durante la sontuosa Festa del 27 aprile in onore del Beato Giacomo la reliquia viene portata in processione.
Si narra che la duchessa di Gravina in Puglia – Donna Felice di Sanseverino – nel 1619 – fattasi aprire l’urna per baciare la mano del Beato, per ottenere una reliquia personale, ne staccò il dito con un morso. Ma un terribile temporale che le impediva di partire ogni qualvolta tentava di farlo, la fece sentire in colpa, così restituì il dito e donò un piccolo reliquario d’argento.
Il Museo della Devozione e del Lavoro fa parte del Santuario del Beato Giacomo.

Viale Beato, 1 – 70020 Bitetto (BA)
Telefono: (+39)0809921063
Fax: (+39)0809921034
Siti web: www.santuario.beatogiacomo.it

http://santuario.beatogiacomo.it/visita/museo/

 
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