Il Salone dei Cinquecento
Il Museo di Palazzo Vecchio di Firenze può essere diviso in due diversi contesti e cioè quello del Salone dei Cinquecento e quello dei Quartieri dei Priori (poi di Eleonora di Toledo) e degli Elementi; in questo fotoreportage è illustrato il primo di essi.
Note storiche sul Salone
Il Salone dei Cinquecento, che è tra i più vasti saloni di pubblico palazzo fu eretto nel 1494 da Simone del Pollaiolo per incarico del Savonarola, che divenuto capo della Repubblica dopo la cacciata dei Medici, lo fece costruire come sede per i cinquecento consiglieri da cui il nome.
In seguito sotto Cosimo I il Salone fu ingrandito dal Vasari e durante queste trasformazioni andarono perdute famose opere, tra cui i cartoni della “battaglia di Anghiari” di Leonardo e quelli della battaglia di Cascina di Michelangelo che i due grandi artisti avevano eseguito in concorso per le pareti del salone.
Tra gli avvenimenti storici che si svolsero in questo salone è da citare il proclama dell’annessione della Toscana al Regno d’Italia (1859) mentre dal 1865 al 1871, con Firenze capitale d’Italia, fu sede della Camera dei Deputati.
Note artistiche sulle opere presenti nel Salone
Sul lato nord del salone (foto 1) illuminato da grandi finestroni è presente il palco rialzato, detto dell’udienza, fatto costruire da Cosimo I per ricevere ambasciatori e cittadini.
Sopra il palco in alto affreschi di episodi storici mentre nelle nicchie in basso vi sono sculture del Bandinelli (statua di Leone X e di Clemente VII che incorona Carlo V).
Dall’altro lato (foto 2) nella nicchia centrale è presente la famosa Vittoria di Michelangelo (destinata alla tomba di Giulio II) e nelle nicchie laterali vi sono delle sculture antiche.
Alle pareti del Salone vi sono i giganteschi e pomposi affreschi del Vasari e aiuti che rappresentano, iniziando dalla parete di fronte all’ingresso (foto 3-5) la presa di Siena, la conquista di Porto Ercole e la vittoria delle truppe di Cosimo I a Marciano in val di Chiana.
Sulla parete opposta (foto 6-8) gli affreschi rappresentano la disfatta dei Pisani a Torre San Vincenzo, Massimiliano d’Austria che tenta la presa di Livorno e Pisa attaccata dalle truppe fiorentine.
Nel soffitto 34 pannelli (foto 9) sempre del Vasari che rappresentano episodi della vita di Cosimo I con al centro quello ove è rappresentata la scena della sua glorificazione a Granduca di Firenze e della Toscana.
Sempre lungo le pareti del vi sono pregevoli arazzi medicei che rappresentano le Storie della vita del Battista e le sculture che rappresentano le fatiche di Ercole sono di Vincenzo dei Rossi.
In fondo alla parete è situato lo Studiolo di Francesco I dei Medici che esperto in chimica e in veleni aveva qui il suo laboratorio, eretto dal Vasari; il piccolo ambiente rettangolare ha la volta a botte affrescata con le allegorie di Prometeo e nelle lunette i ritratti di Cosimo I e della sposa Eleonora da Toledo (foto 10).
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Kris:
Grandi lavori di tempi passati, ma questo impianto ha un aspetto signorile oltre...
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Diana Cocco:
brava...
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MAURY54:
Complimenti.
Libro interessante, belle illustrazioni, reportage perfetto, grazi...
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Diana Cocco:
molo interessante con proprio belle foto - bravo Marzio...
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MV03041951:
Io invece non ho visto le altre, magari se sono aperte ci vado stamani.
Dalle t...
Commenti (2)
marivodo (Senior) scrive:
Ciao Marzio ,
posso fare due note sul tuo reportage ?
“i giganteschi e pomposi affreschi del Vasari ” :
- giganteschi si , ma parlare di pomposi per il Vasari non mi sembra appropriato !
” eretto nel 1494 da Simone del Pollaiolo “:
- da Simone del Pollaiuolo detto “il Cronaca” (1457-1508) assistito da Francesco di Domenico e da Antonio da Sangallo. Non dimentichiamo gli altri due che hanno collaborato !
Saluti Dominique
MV03041951 scrive:
Ringrazio Dominique del commento anche se un pò critico nei confronti del testo del reportage ed in merito penso siano dovute delle precisazioni.
Del primo penso che il testo da cui io ho tratto ispirazione per fare il reportage consideri “pomposi” gli affreschi (ed io condivido da toscano condivido l’uso di questo aggettivo) perchè molto “pompati” di particolari.
Altro discorso è quello che gli stessi possano piacere o meno e magari quelli di Leonardo o Michengelo le cui bozze sono andate perdute potevano essere anche più belle ma ormai non resta che “guardare” quelli del Vasari.
Il secondo appunto è condivisibile ma per evitare “appesantimenti” che forse solo pochi esperti come Dominique potevano apprezzare ho evitato di citare gli aiuti e gli assistenti in quanto in tale ottica forse erano da “menzionare” anche quelli del Vasari, alcune opere del Bronzino, del Giambologna, di Allori ecc. che completano il Salone dei Cinquecento.
Saluti Marzio