Fine anno, tempo di bilanci, succede anche in casa Savoia.

Appena un anno fa, in questo periodo, la parola calcio non faceva più parte del vocabolario cittadino: una serie di gestioni scellerate aveva aperto il baratro di un fallimento inevitabile quanto necessario.

Lo stadio Giraud all’ingresso della città era il testimone di un disastro non solo calcistico, un biglietto da visita che in molti avrebbero preferito strappare.

Nulla lasciava sperare che a distanza di dodici mesi le cose sarebbero cambiate.

E invece si. L’anno 2009 sembra lontano anni da luce da oggi, da un nuovo Savoia protagonista assoluto in campionato, da uno stadio Giraud unico fiore all’occhiello di una città che ha voglia di risalire anche in altri ambiti ma che non trova altrettante forme solide per farlo.

Gli unici elementi di passaggio tra queste “ere” sono stati i tifosi, croce e delizia.

Se il Savoia era caduto così in basso il “merito” era stato soprattutto loro, troppo attenti agli interessi personali al punto tale da prendere in ostaggio quelli delle varie società succedutesi e da fare allontanare chiunque avesse solo una mera idea propositiva.

In verità, in estate, gli stessi tifosi hanno provato a frenare anche l’attuale società, quella del primo posto, quella delle duemila presenze allo stadio.

La calda estate torrese ha avuto come protagonisti i pro e i contro Caiazzo, l’uomo simbolo del nuovo progetto Savoia ma lo stesso che si era permesso dieci anni prima di creare la seconda squadra di Torre Annunziata con la denominazione “Atletico Savoia“, colui che voleva appropriarsi del blasone di una squadra che “non poteva” ripartire da un campionato di Promozione.

Meglio non avere il calcio piuttosto che farlo da così in basso: era questa la presunzione di molti.

Addirittura la stampa locale si era schierata contro questa nuova idea di calcio a Torre Annunziata, senza concedere la propria fiducia a prescindere.

Lo scetticismo, le diatribe sul nome e sul logo, il blasone, Caiazzo: quattro mesi e non c’è più nulla di tutto questo, tutti elementi finiti nel cassetto del passato.

Il presente ci parla di una società sana, capitanata da un nuovo presidente, Raffaele Verdezza, e da un gruppo di uomini con la voglia di divertirsi e, perché no, creare qualcosa di grande.

Non esistono più divisioni all’interno della tifoseria, tutti sono consapevoli che questo qui è il Savoia e non aspettano nessuna manna dal cielo per il ripristino della vecchia società.

Lo stadio Giraud è tornato a splendere di nuova luce grazie a una ristrutturazione stellare e un terreno di gioco in erba sintetica che garantisce futuro alla sua fruizione. Non solo, adesso è possibile addirittura prenotarlo e giocarci come un qualunque campo di calcetto: un mezzo per regalare uno spazio comune alla città ed ai suoi giovani e per garantire qualche entrata all’amministrazione.

Tutto questo fa anche rabbia: se è stato possibile un miracolo in così poco tempo, perché non ripeterlo anche in altri ambiti?

Un anno, dodici mesi, trecentosessantacinque giorni: un anno da 10 in pagella per il calcio torrese.

 
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