Ciò che solitamente è condensato nelle mani di un unico esponente della giunta comunale, come le deleghe alla Cultura, al Turismo, alla Promozione dell’immagine e dell’identità, ai Grandi Eventi, a Torre Annunziata è invece spacchettato in quattro assessorati differenti.

Ti aspetti almeno che sia per una particolare sensibilità dell’azione di governo a queste tematiche, e invece scopri che per l’evento più significativo che si celebra sul territorio, la festa patronale del 22 ottobre, mancano i fondi e s’invoca il soccorso di sponsor privati, salvo poi, dopo cruenti polemiche, riuscire a racimolare qualcosa per realizzare una kermesse in tono minore.

Evidentemente, però, non è solo questione di tagli agli enti locali da parte del governo centrale, se poi ingenti risorse sono invece destinate alle politiche sociali. E non certo per finanziare fondamentali progetti di assistenza primaria, meritevoli di un certo potenziamento. Ma per oliare, piuttosto, i meccanismi dell’assistenzialismo (leggi clientelismo) più sfrenato e improduttivo, in barba alle più elementari logiche di trasparenza e cancellando completamente dall’agenda azioni tese a favorire coloro che rappresentano la parte più dinamica della società: i giovani.

Con tutti il rispetto per quegli anziani, ai quali, in periodo di austerità, si può anche negare qualche ballo di gruppo, al fine di pervenire ad un più giusto equilibrio nell’indirizzo di spesa del Comune. E invece permane una logica irrazionale, che ultimamente ha anche determinato forti fibrillazioni perfino nella stessa maggioranza. Nel mentre, per l’inizio dell’anno scolastico, si è dovuta benedire una donazione privata per sopperire alla mancanza di sedie in un istituto primario della Città. Bene così!

E’ di ciò che si deve dibattere al fine di determinare un processo di discontinuità con tali fallimentari politiche. Ci spiace, invece, dover prendere atto che ci sia chi ancora non riesce a comprendere a pieno le potenzialità di un’alleanza straordinaria, prima che tra partiti e movimenti, tra uomini e donne di buona volontà, di diverse sensibilità politiche, accomunati dal desiderio di porre fine allo sfascio degli ultimi anni e di convergere su programmi e valori. Magari partendo proprio da un’analisi approfondita e critica delle esperienze passate, ma in senso propulsivo e non preclusivo. D’altronde, nelle menti più fini, il passato è una radice, non una prigione.

L’auspicio è che si mettano da parte tatticismi, pregiudizi e schematismi vetusti, e ci si confronti per offrire agli elettori un’alternativa di governo credibile e coesa più che una coalizione solo apparentemente coerente, come lo fu, bell’errore, quella che sostenne Starita nel 2007. Quando si evoca il passato, speriamo ci si ricordi anche di questo.

 
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