Giuseppe Boni

A Mozzecane, in provincia di Verona, l’ASD Fortitudo Mozzecane CF partecipa al campionato di calcio femminile di serie A2.

Comuni-Italiani.it intervista Giuseppe Boni, fondatore e dirigente storico della società.

Quali sono gli obiettivi per la stagione appena iniziata?
Cercare di fare meglio della passata stagione, sempre con un occhio di riguardo alla valorizzazione del settore giovanile.

Come è stata rinforzata la rosa a di sposizione del tecnico Antonella Formisano?
Rinforzi pochi, 3 se ne sono andate e 3 sono arrivate quindi rosa ristretta, ma con pescaggio costante dalla primavera.

Quali sono le squadre più forti?
Difficile dirlo dopo 2 giornate, ma Intermilano e Alessandria sembrano avere una marcia in più; da tener d’occhio anche Atalanta, Fiammamonza, Meda, Orobica, …

Quelle più deboli?
Anche questo è quasi impossibile da decifrare, certamente con 5 in zona retrocessione grazie ai playout saranno coinvolte molte squadre e quindi dovrebbe saltar fuori un torneo molto interessante.

E’ attuale il dibattito sul futuro del calcio femminile italiano o per dargli un futuro più vicino ai livelli raggiunti in Germania o negli USA.
La cosa più importante riguarda la crescita, lo sviluppo e l’investimento nei settori giovanili e quindi nel numero di praticanti; il fatto che sia stata tolta l’obbligatorietà della primavera per le squadre partecipanti al nazionale è un fatto gravissimo.

Vengono proposte sostanziali modifiche all’organizzazione delle società, verso il semi-professionismo e il professionismo (srl, sinergia con il calcio maschile, ecc.). Cosa ne pensa?
Non si capisce come sia stato possibile concedere il doppio tesseramento calcio a 11 e calcio a 5
altro fatto gravissimo che impoverisce le società che investono nei giovani.
Il commissariamento della DCF peggiora una situazione di per sé già grave, dato che non partono nuove iniziative e l’esistente stagna. I campionati sono infatti partiti nel più totale silenzio e oscuramento (mancano totalmente aggiornamenti ed informazioni su tv, giornali, siti…).
Ottima l’idea di agganciare una società pro maschile ad una femminile, fatto ormai ordinario e funzionante in mezza Europa ma il management deve cominciare ad emettere delle comunicazioni ufficiali in cui vengano esposte le linee guida del processo.

 
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