Fabrizio Matteucci

Le Amministrative 2011 coinvolgeranno circa 130mila elettori a Ravenna, chiamati a rinnovare i quaranta componenti del consiglio comunale. Tra i protagonisti della competizione elettorale del 15 e del 16 maggio c’è Fabrizio Matteucci, 54 anni, primo cittadino uscente e candidato a sindaco per il Partito Democratico. Comuni-Italiani.it lo intervistato.

Tra emergenze e possibilità di sviluppo quali sono le priorità del territorio?
Il porto è certamente uno degli elementi sui quali puntare per fare crescere l’economia ravennate. Nell’intesa quadro tra Regione Emilia Romagna e Governo sulle infrastrutture strategiche, è stato inserito il progetto per l’approfondimento dei fondali al quale è legato il grande investimento previsto dai privati, circa 150 milioni di euro per la realizzazione del nuovo terminal container. La realizzazione del nuovo terminal è per Ravenna una priorità assoluta che potrebbe rappresentare la svolta per il porto e l’economia locale.
Fra le urgenze da affrontare sicuramente quella delle nuove povertà. La crisi economica ha messo in difficoltà molte famiglie. E fra le opportunità di sviluppo per Ravenna e per la Romagna ci sono certamente quelle offerte dalla candidatura di Ravenna a capitale europea della cultura nel 2019. In questo caso il percorso è importante quanto l’obiettivo che vogliamo raggiungere.

Rispetto a queste priorità, come si articolerà la sua campagna elettorale?
Nel mio caso si tratta di una ricandidatura, quindi continuerò ad essere al servizio della città fino al giorno delle elezioni. Per quanto riguarda la campagna elettorale vera e propria, si sta articolando in diversi incontri e assemblee pubbliche dove affronto vari temi: l’economia, il welfare, i servizi sociali, la cultura.

I tre aspetti qualificanti del suo programma.
Il mio programma ha come obiettivo principale fare crescere la Ravenna di tutti. La Ravenna dei ravennati e dei nuovi cittadini che provengono da altre parti del mondo. La Ravenna delle imprese, dei volontari, dello sport, della cultura, delle donne e dei giovani.
Da questo discende l’altro punto che considero importante: fare squadra, lavorare insieme istituzioni, imprese, sindacati, associazioni per raggiungere gli obiettivi che sono importanti per il nostro territorio. E’ il modulo di gioco che ci ha aiutato ad affrontare con coraggio la crisi ed è quello che riproponiamo per fare tornare Ravenna ad una stagione di crescita.
Il terzo punto qualificante del programma ritengo sia quello di puntare sulla multisettorialità del sistema economico ravennate, che è il nodo cruciale per una crescita virtuosa del nostro tessuto economico che va dall’economia al turismo.

I suoi primi 100 giorni da sindaco. Quali atti avranno la precedenza su tutto il resto?
Come dicevo, c’è un tema che nel programma elettorale viene riconosciuto come un’urgenza per il nostro territorio: il contrasto alle nuove povertà. Il nostro impegno principale per i prossimi anni sarà quello di fare crescere l’economia, le imprese, il reddito e il lavoro soprattutto per i giovani, per le donne e gli uomini fra i 40 e i 50 anni che il lavoro l’hanno perduto.

Giovani e quote rosa. Che criterio seguirà nella selezione della squadra di governo in merito a questi due aspetti?
Il criterio che seguirò per la mia squadra sarà quello della qualità delle persone. Della mia squadra, se sarò rieletto, faranno parte giovani e donne. Il termine quote non mi piace: fa parte di una concezione della politica vecchia come quella che si vuole combattere.
Sono il primo ad essere convinto che ci debba essere un ricambio generazionale nella classe dirigente di governo. Cercherò di fare il possibile per coniugare novità e competenze.

Torna centrale il tema delle fonti energetiche e dello sviluppo ecosostenibile. Come opererà il suo eventuale governo su questo campo?
Alla Green economy e alle fonti energetiche alternative è dedicata una parte importante del mio programma elettorale. Sono convinto infatti che offrano possibilità di sviluppo economico ed occasioni per creare nuovi posti di lavoro. Ravenna deve avere il coraggio e l’intelligenza di crescere come una delle capitali del turismo ma anche dell’energia. Non è un paradigma irrisolvibile. Come dicevo: ci vuole intelligenza, lungimiranza, capacità di assumersi responsabilità.

Ospiterebbe una centrale nucleare sul suo territorio?
Mai e poi mai. L’ipotesi di costruire una centrale nucleare in un territorio come quello ravennate alla costante ricerca di un equilibrio fra l’economia turistica e quella industriale è disennata. Il territorio ravennate dà alla rete nazionale il 90% dell’energia che produce e la sicurezza dei cittadini viene prima di tutto. Per me questo concetto vale per la mia città, ma anche per tutta l’Italia.

Guardando alla grave situazione di Lampedusa e ai conflitti in nord Africa, come vive il territorio il fenomeno dell’immigrazione e che tipo di interventi in tal senso prevede il suo programma?
I cittadini stranieri sono oltre il 10 per cento della popolazione ravennate. Una percentuale destinata ad aumentare per gli effetti della globalizzazione e delle difficili situazioni in cui versano alcuni stati. Ai cittadini che provengono da altre parti del mondo, chiediamo di rispettare le nostre regole, la nostra cultura e le nostre tradizioni. In cambio offriamo diritti di cittadinanza. Nel mio programma c’è largo spazio ai servizi e a quelle azioni che favoriscono l’integrazione e l’incontro.
Un punto strategico è costituito dalla Casa delle culture che gestisce insieme ai mediatori culturali, tutta la mediazione scolastica, i corsi di italiano e tutta la progettazione che riguarda le nuove generazioni di immigrati.

Federalismo fiscale. Una risorsa o un deterrente per il rilancio del territorio?
Sono sempre stato favorevole all’idea del federalismo fiscale: il controllo sulla spesa pubblica si attua meglio se vengono responsabilizzati gli enti locali. L’unico federalismo fiscale degno di questo nome è quello che lascia ai Comuni una parte più consistente dell’Irpef.
Attualmente la compartecipazione all’Irpef è pari allo 0,75 per cento. Questo sarebbe un primo fondamentale passo verso un federalismo vero, non quello delle chiacchiere al quale questo Governo ci ha abituato.

Alla fine di questa esperienza che paese si impegna a consegnare ai suoi concittadini rispetto a come si presenta oggi?
Una Ravenna, spero, con una buona qualità della vita e dei servizi, con più opportunità per i giovani, più ricca di iniziative culturali. Una Ravenna intatta nei suoi valori.

 
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