Santuario della Beata Vergine del Rosario


In una nota diffusa a margine dell’incontro svoltosi a Pompei, nell’area del Santuario, i vescovi della Campania denunciano lo stato di grave crisi dei servizi socio-assistenziali della regione, che sta assumendo secondo gli stessi “proporzioni intollerabili”.

L’iniziativa giunge in un momento di forte mobilitazione da parte degli operatori sociali riuniti nel comitato “Il welfare non è un lusso”, che da oltre due settimane occupa il Maschio Angioino.
Una protesta che coinvolge circa 200 associazioni e cooperative sociali su tutto il territorio campano e 20mila lavoratori del terzo settore – educatori, assistenti sociali, psicologi, sociologi, operatori – da mesi senza stipendio e in attesa di arretrati da parte di Comuni, Asl e Regione.
Il debito complessivo di questi ultimi si aggira intorno ai 500 milioni di euro.

“Si registrano gravi ritardi (più di due anni) – recita la nota dei vescovidei pagamenti per alcuni servizi fondamentali: case-famiglia, centri diurni e semiconvitti, assistenza domiciliare e scolastica… Molti servizi sono chiusi o stanno chiudendo e le persone più deboli ritornano nelle strade; molte comunità per minori chiudono; gli operatori sociali impegnati in tali servizi non percepiscono da mesi uno stipendio; sono già circa duemila gli operatori sociali senza lavoro per questo motivo”.

Un quadro sconfortante quello delineato dai presuli campani che vede decine di migliaia di cittadini privi “dei diritti di sopravvivenza, cura e tutela” a causa della grave crisi economica e lavorativa che ha colpito “gli organismi che da assicurano da anni servizi pubblici essenziali per i cittadini più deboli”.

Nel riconoscere ai lavoratori impegnati nei servizi sociali a rivendicare “il loro sacrosanto diritto alla giusta remunerazione”, i vescovi denunciano l’atteggiamento delle istituzioni responsabili (Regione Campania, Comune di Napoli, altri Comuni della regione, Asl) che “si rimbalzano la responsabilità e manifestano l’incapacità o la mancata volontà di lavorare insieme per il bene comune, a pagare sono i più poveri”.

“Accanto alla risposta della carità – riprende la nota – non minore attenzione merita «la via istituzionale della ricerca del bene comune, inteso come esigenza di giustizia e di carità. Le politiche sociali non sono marginali né possono essere considerate come un investimento a perdere ma, al contrario, rivestono un ruolo centrale nella vita di un Paese”.

Il documento si chiude con un “un vivo appello alle Istituzioni ai vari livelli a superare i particolarismi e a non disperdere le proprie energie in un rimpallo delle responsabilità che non giova al benessere dei cittadini più deboli; a collaborare tra loro in un dialogo costruttivo per individuare azioni precise di uscita dall’emergenza economica del settore e concrete opportunità di soluzione della crisi”.

 
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