Soprintendenza - sede di via Plinio

”Per far ripartire un’efficiente gestione degli scavi di Pompei che eviti il degrado e i crolli degli edifici antichi, occorre attuare pienamente gli elementi per una gestione moderna dell’area archeologica flagellata da crolli e degrado, che sono gia’ contenuti nella legge 352 del 1997; all’art. 9 ha fissato gli strumenti per l’autonomia scientifica, organizzativa, amministrativa e finanziaria della soprintendenza archeologica di Pompei ed ha previsto con quali mezzi provvedere prima alla conservazione e poi alla valorizzazione ed ancora come migliorare la gestione dell’area archeologica con la necessaria partecipazione di privati ed enti locali”.

E’ quanto spiega Antonio Irlando, responsabile dell’Osservatorio Patrimonio Culturale, secondo il quale “attuando subito e pienamente la legge esistente e ridando slancio ed efficienza alla soprintendenza di Pompei, si può far decollare una grande e necessaria attività di conservazione e valorizzazione degli scavi archeologici di Pompei”.

La soprintendenza autonoma di Pompei attualmente dispone di un incasso annuo dalla sola vendita dei biglietti che si aggira intorno ai venticinque milioni di euro a cui vanno aggiunte altre somme che scaturiscono dalle royalty sui servizi aggiuntivi e dalle sponsorizzazioni, ancora poco favorite, che lasciano ipotizzare all’Osservatorio che la somma disponibile per Pompei potrebbe giungere, a regime, fino a 50 milioni annui.
“Tra le competenze già in essere alla soprintendenza autonoma – spiega Antonio Irlando – vi è, oltre alla principale attività di restauro e indirizzo scientifico, anche quella di promuovere l’immagine degli scavi in ambito nazionale ed internazionale, attraverso accordi di programma con gli enti locali territoriali e con soggetti pubblici e privati”.

Un ruolo importante è previsto per gli enti locali. “I Sindaci dei Comuni che ricadono nelle competenze della soprintendenza, insieme a Provincia e Regione – spiega il responsabile dell’Osservatorio Patrimonio Culturale – fanno parte di un comitato con la competenza di formulare proposte e contribuire all’attuazione di progetti di valorizzazione ma, in realtà, quasi nessuna costruttiva collaborazione è stata finora attivata”.

“Non è prioritaria in questo momento – conclude Irlando - la necessità di sperimentare nuove forme di gestione, come, invece, attuare, aggiornare e far funzionare una legge che già esiste da molti anni, che da sola può restituire il prestigio perduto alla Soprintendenza, e metterla in condizione di dotarsi di nuovi archeologi e tecnici della conservazione ed anche di altre figure professionali, tra cui manager ed esperti di marketing, i cui ruoli sono già individuati nelle attività indicate nella legge”.

 
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