Circa trent’anni fa mi recai in gita a L’Aquila e mi colpì la bellezza sobria di questa città abruzzese con i suoi bei palazzi eleganti, le numerose chiese di vari stili, tra cui la San Bernardino, piazze più o meno ampie dove incontrarsi e fare salotto, il grande magnifico Forte Spagnolo e le due costruzioni che mi colpirono in modo particolare: la Basilica di Collemaggio e la Fontana delle 99 cannelle.

La scorsa settimana sono tornata a L’Aquila; desideravo rendermi conto dello stato in cui versa oggi la città, poiché mi sembravano poco veritiere le immagini che la TV di tanto in tanto manda in onda. Ero convinta che venissero riprese sempre e solo alcune vie e costruzioni ancora fatiscenti. Mi rifiutavo di credere che, dopo oltre cinque anni dal terribile sisma, la gente fosse ancora costretta a vivere in case provvisorie o in roulotte.

Ebbene, ciò che alla TV vediamo è solo la minima parte dello spettacolo spettrale che offre la città!

Un intero centro storico costituito da case impacchettate, piazze ingombre da materiali di risulta, porticati sostenuti da possenti sostegni in ferro, maestosi palazzi che si reggono solo grazie ai ponteggi da cui vengono abbracciati; negozi chiusi (i negozianti si sono trasferiti nei centri commerciali sorti in periferia), chiese dalle sole facciate rinforzate, mentre l’interno è ancora impedito al culto, qualche passante di qua e di là e gruppi di turisti che si aggirano per le vie di questo luogo-fantasma: ecco L’Aquila di oggi!

“La ricostruzione è stata effettuata solo al venti per cento” ci dice la guida turistica.
Un ristoratore lamenta: “I giovani cercano lavoro in altre regioni e quando la città sarà ricostruita, se sarà ricostruita, rimarranno solo i vecchi nel bellissimo capoluogo abruzzese”.

“Un dolore che ogni anno si ripresenta in tutta la sua ferocia accompagnato dalla delusione di promesse disattese, dalla violenza che l’inganno porta con sé” scrive Donatella Di Marco su il Fatto Quotidiano del 6 aprile 2014.
“L’Aquila non era soltanto la città delle chiese e dei monumenti, era anche il luogo dei sapori e degli odori, come quello del caciocavallo che usciva fuori dalle tante botteghe del centro storico – ed io aggiungo il famoso zafferano abruzzese.
Erano 900 le botteghe, ne sono rimaste circa 30. Al posto dei negozi ci sono i centri commerciali in periferia, che il sabato pomeriggio diventano luoghi d’incontro. Se il terremoto ha fatto crollare le case e ucciso 309 persone, il dopo terremoto ha distrutto la socialità”.

Sono tornata a casa mia con il cuore in gola: la bella città di tanti anni fa rimane solamente nei miei ricordi!

Non riesco a capacitarmi come si possa rimanere ancora indifferenti dinanzi a tanta disgrazia, e per di più lucrarci sopra, così come è stato fatto!

Le foto riprendono gli orrori causati dal sisma, ma anche alcune opere ricostruite:

1) piazza Duomo
2) piazza del Palazzo
3-4) case inagibili
5) Fratelli Nurzia – specialità di torroni
6) mura di cinta
7) fontana delle 99 cannelle – restauro finanziato dal FAI
8 ) Basilica di Collemaggio – restauro sostenuto dall’ENI
9) auditorium di Renzo Piano, donato alla città dopo il sisma del 2009 dalla Provincia autonoma di Trento
10) case per abitazioni provvisorie e roulotte

 
© Riproduzione Riservata
 

Commenti (1)


  1. Questo viaggio è stato organizzato dall’Associazione Mondounito di Napoli che ringrazio di cuore!

Lascia un Commento