A Cocullo, pittoresco borgo medievale dell’Appennino abruzzese, giovedì 1º maggio 2014 si è ripetuto il tradizionale rito dei serpari in occasione della festa in onore di San Domenico Abate.
I serpenti, che nell’immaginario dell’uomo identificano il male, vengono contrastati e dominati dal Santo al quale vengono riconosciute capacità miracolose proprio contro il loro morso.

La processione, dalle origini millenarie, è collegata alle antiche tradizioni del popolo marsicano legato anticamente al culto della dea Angizia, divinità dal potere soprannaturale, capace di guarire dalle intossicazioni velenose.
Il culto pagano tributato alla dea Angizia, signora dei serpenti, venne nel tempo sostituito con la devozione per l’Abate Domenico il quale si sarebbe cavato un dente (reliquia conservata nel piccolo paese aquilano) per donarlo alla popolazione a protezione dei morsi e delle aggressioni ricevute dagli animali velenosi.

I rettili, catturati dai serpari in primavera, appartengono a specie innocue (cervoni, biacchi, saettoni e natrici). Vengono portati in piazza, esibiti e fatti accarezzare dai fedeli. A mezzogiorno, al termine della Santa Messa, la statua del Santo viene portata in processione per le strette vie del paese dopo aver sostato alcuni minuti sul sagrato della chiesa per consentire ai serpari di avvolgerla con le serpi più grosse.

Al termine della festa i rettili vengono ricondotti tutti nel luogo esatto della cattura.

 
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