Villa Ada prende il nome dalla moglie del conte Tellfner, l’allora amministratore del patrimonio della famiglia reale, che acquistò la villa da Umberto I ad un prezzo di favore. Fu Vittorio Emanuele II però che precedentemente l’aveva acquistata, ampliata ed abbellita. Amante della natura, il re acquistò anche altri terreni intorno per ingrandirla e al suo interno fece edificare alcune bellissime strutture di utilità comune.

Questa è solo una parte della storia di questa splendida nostra ricchezza. Tra lecci, allori, olivi, olmi, aceri, pioppi e querce sono presenti molti scoiattoli, talpe, ricci, conigli selvatici, istrici, e ricche comunità di uccelli, compresi i pappagalli. Durante l’estate all’interno del parco sono ospitati spettacoli musicali e altre manifestazioni.
Dopo i nubifragi del 31 gennaio scorso e le continue piogge che sono seguite anche nei dodici giorni successivi, Roma si è trovata a dover fare i conti con i danni provocati da tutta l’acqua caduta. Villa Ada non è stata risparmiata dal contesto, ma questo non le ha inibito il piacere di rifulgere nuovamente al primo riaffacciarsi di un caldo sole primaverile che ha caratterizzato il weekend appena passato. Sui suoi verdi prati si sono riversati festosi e colorati ragazzi intorno a palloni rotolanti; atleti a fare jogging, ginnastica (il parco è attrezzato per questo) o footing; uomini, donne e bambini in bicicletta, persone anziane a fare due passi; carrozzine con poppanti festosi; cani di ogni razza e di ogni dimensione eccitati dal poter correre in lungo e in largo, felici nel rotolarsi lungo i pendii o solamente gratificati dal camminare al fianco e al passo con il proprio padrone.

Le piogge dei giorni passati qui sembrano essere già soltanto un ricordo, se non fosse per gli acquitrini lasciati qua e là a riflettere come specchi sotto i raggi del sole e per la mota che si accumula sotto le scarpe, che si trovano ad essere così inzaccherate e scivolose.
Anche questo però è motivo di gioia dopo tante giornate passate obbligatoriamente al chiuso. Ed è simpatico captare i discorsi più disparati delle persone che ti passano accanto e quando il sole è prossimo a scendere oltre la linea dell’orizzonte, scorgere un papà che sta rimettendo il cappotto al figlioletto che, sudato e sfinito, esclama: “Papà ho tutte le scarpe piene di fango! Adesso mamma che mi farà?”.

 
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