Il 24 gennaio Foligno ha festeggiato la festa del suo patrono, San Feliciano, in concomitanza con l’evento straordinario dell’esposizione della “Madonna di Foligno” di Raffaello, arrivata nella città umbra grazie ai Musei Vaticani e al contributo dell’ENI.

Dopo le celebrazioni in Cattedrale della mattina con il solenne pontificale, al quale ha preso parte il neo cardinale Bassetti di Perugia e il vescovo di Foligno Sigismondi, oltre alle autorità civili e militari, nel pomeriggio ha avuto luogo una solenne processione per le vie della città con il simulacro in oro e argento di San Feliciano. La statua, portata a spalla da venti persone, pesa 375 chilogrammi, è alta metri 1,85 e risale al 1732. La statua, in lastre di rame dorato, con il volto, le mani, il piede e altre parti d’argento massiccio, fu lavorata dagli argentieri romani Francesco Giardoni e Filippo Tofani. Venne trasportata a Foligno su di un carro tirato dalle mule di papa Clemente XII e impiegò quasi un mese per arrivare a destinazione.

L’imponente opera fu collocata su di una sedia d’argento del 1700 e offerta dalla città al patrono come voto per averli salvati da una epidemia di peste. I folignati si sono sempre preoccupati della salvezza del prezioso cimelio e durante il periodo napoleonico, quando il “rapace corso” faceva man bassa sui nostri famosi capolavori, la statua fu scomposta e murata a pezzi in luoghi diversi. Nell’ultima guerra invece venne nascosta tutta intera in un ripostiglio della Cattedrale, conosciuto solo da poche persone.

Durante la processione pomeridiana, alla quale fino a qualche anno fa prendevano parte per antica tradizione solo uomini, vengono portati anche i ceri, omaggio degli artigiani, delle associazioni cittadine e di altri gruppi di devoti. I ceri hanno avuto origine sia per le spontanee dimostrazioni di affetto del popolo, sia per l’abbondanza locale di cera, il cui commercio in altri tempi era molto diffuso a Foligno. Sempre la cera veniva adoperata senza risparmio non solo per la sfarzosa illuminazione delle strade, dei palazzi e delle chiese ma anche per la costruzione di archi decorativi all’aperto.

 
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