Come avviene annualmente per consolidata e plurisecolare tradizione, a Rocchetta Sant’Antonio, in Provincia di Foggia, hanno avuto luogo nei giorni 16 e 17 gennaio 2014 i solenni festeggiamenti in onore del suo patrono, Sant’Antonio Abate (Qumans, 251 circa – deserto della Tebaide, 17 gennaio 357). Al santo fondatore del monachesimo cristiano Rocchetta deve la seconda parte del suo toponimo perché, secondo una leggenda, egli le assicurò la salvezza dopo essere apparso con del fuoco in mano ad un esercito di barbari, intenti ad assediarla, costringendoli a fuggire via. Perciò il santo abate è ritratto nello stemma comunale in atteggiamento maestoso, mentre sovrasta col suo busto una torre, sostenuta e fiancheggiata da due leoni controrampanti d’oro, e regge con la mano destra il suo caratteristico bastone a “T”, dotato di una campanella d’argento, e con l’altra sostiene un libro aureo sormontato da una fiamma rossa. Per gli stessi motivi e per un antico patto in suo onore, la festa patronale rocchettana è da sempre interamente finanziata dall’ente comunale.

Iniziati giovedì 16 gennaio 2014 con lo sparo dei mortaretti a mezzogiorno, i festeggiamenti in onore di Sant’Antonio Abate sono stati caratterizzati, nel pomeriggio, dal corteo partito dal Municipio intorno alle ore 15:30 che ha raggiunto in pompa magna l’abitazione del sindaco rocchettano, prof. Ranieri Castelli. Ad esso hanno partecipato le autorità e le associazioni del paese insieme alle delegazioni dei comuni gemellati ed al Concerto Bandistico “Città di Rocchetta”. Il sindaco ed il corteo si sono dunque diretti nella settecentesca e barocca Chiesa Madre dell’Assunzione della B.V.M. per assistere alla Santa Messa solenne in onore del patrono, che ha avuto inizio alle ore 17:30 ed è stata presieduta dal vescovo di Cerignola-Ascoli Satriano, mons. Felice di Molfetta.

In seguito, i cittadini sono stati ricevuti nella palestra comunale per un rinfresco e per la conseguente distribuzione delle torce e dei bengala che sono stati poi utilizzati nella fiaccolata in onore del santo patrono per le principali vie del paese, cominciata poco dopo le ore 20 ed accompagnata sia dallo scoppio dei petardi sia dai brani musicali eseguiti dal suddetto corpo bandistico. Lungo l’itinerario della fiaccolata sono stati incendiati, come da consolidata tradizione locale, dei piccoli cumuli di paglia utili a riscaldare ad illuminare il percorso da seguire, lungo il quale sono stati allestiti ben 9 falò, tutti differenti tra loro per forma, dimensioni e tematiche. Essi sono stati preparati parecchi giorni prima, con cura ed attenzione ai particolari, da diversi gruppi o categorie sociali del paese dei Monti Dauni meridionali.

“La Notte del fuoco” è stato dunque l’evento più atteso e spettacolare di tutta la festa patronale rocchettana. Al passaggio della fiaccolata, determinati gruppi di giovani del posto hanno dato alle fiamme i loro rispettivi falò, composti da una struttura lignea, riempiti con del materiale infiammabile (cartoni, paglia, fascine di legna), e ricoperti da rami di ginestra, tipica pianta mediterranea presente in gran parte del territorio comunale del paese. I nove falò sono stati scenograficamente completati con immagini, fantocci, disegni, cartelli e striscioni aventi per oggetto i temi d’attualità come la crisi economica, la solidarietà, le tasse esagerate, Nelson Mandela, la pace, ed anche il cinquecentesco Castello d’Aquino. L’accensione di ogni falò è stata preceduta da quella dei bengala posti vicino ad essi come ornamento. Una volta accese, in breve tempo le lingue di fuoco hanno raggiunto altezze anche superiori a 10-15 metri, riscaldando e soprattutto allietando il numeroso pubblico presente con la loro affascinante e luminosissima scenografia. Durante l’accensione di ogni falò si è aggiunta l’esultanza dei giovani che hanno preso parte attiva alla loro costruzione ed accensione. Il che ha ulteriormente contribuito a rallegrare e a rendere più suggestiva la serata.

Dopo che la fiaccolata ha ultimato il suo percorso, tra vie piazze e falò, nella centralissima Piazza Aldo Moro si è tenuto, intorno alle ore 21:30, lo spettacolo dei fuochi pirotecnici della ditta sanseverese “Pirodaunia s.r.l.” che hanno ulteriormente divertito il pubblico concludendo la prima giornata della festa patronale.

Il giorno seguente (17 gennaio), solennità liturgica di Sant’Antonio Abate, i festeggiamenti sono continuati con la benedizione degli animali domestici e del bestiame, dei quali il santo è protettore, la quale si è tenuta a mezzogiorno nella centralissima Piazza Maria Teresa Di Lascia.

Nel pomeriggio, a partire dalle ore 17:30, all’interno della Chiesa Madre dell’Assunzione della B.V.M., il parroco don Saverio Grieco ha celebrato la Santa Messa in onore del santo patrono, alla quale, oltre ai fedeli, hanno preso di nuovo parte le autorità e le associazioni rocchettane, le delegazioni dei comuni gemellati ed i membri del Concerto Bandistico “Città di Rocchetta”. Al termine della funzione religiosa, i fedeli hanno potuto baciare la reliquia di Sant’Antonio Abate, dopodiché a costoro è stato distribuito il Calendario di Rocchetta Sant’Antonio dell’anno 2014, a cura dell’Amministrazione Comunale.

In serata, nella palestra comunale ha avuto luogo, intorno alle ore 19, la premiazione dei falò più belli e significativi, tra i nove che sono stati accesi la sera precedente, e si è regolarmente svolta la degustazione del tradizionale “soffritto”, una squisita pietanza di carne di maiale locale cotta in olio, speziata e condita da peperoni sott’aceto. Ad animare ed allietare i degustatori del “soffritto” hanno provveduto i membri del medesimo gruppo bandistico rocchettano, ponendo in essere il proprio intrattenimento musicale.

Il presente fotoreportage si correda delle sottostanti dieci immagini che si riferiscono alla Notte del Fuoco, tenutasi la sera del 16 gennaio 2014, e ritraggono:
- l’incendio del falò realizzato dagli artigiani rocchettani (foto n. 1);
- il falò recante la scritta «Evviva Sant’Antonio Abate» mentre è avvolto dalle fiamme (foto n. 2);
- il falò della Solidarietà mentre inizia a prendere fuoco (foto n. 3);
- l’accensione del falò in onore di Nelson Mandela (foto n. 4);
- l’accensione del falò contro le tasse esagerate, ritenute la rovina del popolo (foto n. 5);
- la fiamme che avvolgono il falò dotato di uno striscione riportante la seguente frase di Nelson Mandela: «Nessuno è nato schiavo, nè signore, ma tutti siamo nati x essere fratelli» (foto n. 6);
- l’incendio del falò della pace, preceduto dal cartello con la scritta «Pace… il fuoco dell’amore» e dalle lettere iniziali di Sant’Antonio Abate (foto n. 7);
l- ‘incendio del falò a forma di casa fiancheggiato dallo striscione recante la scritta «Imu, Iuc, Tari, Tasi. Può un falò eliminarle per sempre?» (foto n.8);
- alcuni giovani rocchettani mentre esultano durante l’incendio del falò riproducente il torrione ad ogiva più alto e monumentale del Castello del loro paese, fatto erigere nel 1507 da Ladislao II D’Aquino (foto n. 9);
- un momento dello spettacolo pirotecnico, tenutosi in Piazza Aldo Moro, subito dopo la conclusione della fiaccolata (foto n. 10).

 
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