Nelle civiltà mediterranee il coriandolo trovò impiego fin nell’antichità come pianta aromatica e medicinale; in alcune tombe egizie viene raffigurato come offerta rituale. Secondo Plinio (Nat. Hist. XX, 82), mettendo alcuni semi di coriandolo sotto il cuscino al levar del sole si poteva far sparire il mal di testa e prevenire la febbre.
Nel Rinascimento per Carnevale i suoi frutti venivano glassati con lo zucchero, e da lì iniziò la tradizione dei coriandoli a Carnevale, attualmente sono solo dischetti di carta multicolori.

All’Alberese, frazione del comune di Grosseto, ho scoperto campi sterminati di coriandolo che era in fiore i primi di luglio. Una mattina sono arrivate le arnie nel furgone dei ragazzi della cooperativa “Aristotele” di Campagnatico e sono state installate lungo una delle distese di fiori bianchi ad ombrelli. Le api si sono messe subito al lavoro.
Ora aspetto il risultato di tanto lavoro: il miele di Coriandolo dal sapore di ”caramella al miele” con un retrogusto di finocchio selvatico.

Si parla tanto della morìa delle api dovuta a l’utilizzo forsennato di pesticidi di vario tipo e alla semina di mais conciato con insetticidi neonicotinoidi. All’Alberese le api sono al sicuro essendo all’interno del Parco naturale della Maremma.

 
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