Il 15 maggio, ogni anno, a Gubbio, vigilia della festa del patrono Sant’Ubaldo, ha luogo un grande evento: la corsa dei Ceri.

Vengono portate in processione tre Ceri, gigantesche strutture di legno sormontate dalle statue di Sant’Ubaldo, San Giorgio e Sant’Antonio.
Poiché i Ceri non pesano meno di 400 chilogrammi, l’abilità di coloro che li trasportano viene valutata non solo dalla forza che hanno nelle spalle ma, soprattutto, dall’abilità nel sorreggerli mentre corrono e passano attraverso archi più bassi dei Ceri stessi lungo le tipiche vie del centro storico sino alla vetta del monte Ingino dove troneggia la basilica di Sant’Ubaldo.

La corsa dei Ceri è accompagnata dalle incitazioni ed applausi degli eugubini, tutti in strada per la manifestazione religiosa. Man mano che la processione si avvicina alla chiesa di Sant’Ubaldo l’incitazione della folla si fa più forte e culmina quando il santo varca la porta della sua chiesa.
Seguire la processione dei Ceri è emozionante ma essere un ceraiolo è sempre stato considerato un onore, concesso soltanto agli eugubini. I ceraioli e i non eletti, tutti quanti si ritrovano attori o spettatori.

Il 15 maggio 2004 mi trovavo in mezzo a quella folla, uno pseudo eugubino fra eugubini, le loro incitazioni erano le mie, il loro dialetto era il mio, provavo lo stesso entusiasmo e avevo le stesse emozioni di 40 anni prima, quando pranzavo e cenavo nella trattoria di piazza San Martino a tavola coi figli della cuoca. Mi sento uno di loro, mi vogliono eugubino.

 
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