Questa grotta, meno conosciuta di quella dell’omonimo Santuario di Monte S. Angelo (FG), si trova nel territorio comunale di Cagnano Varano (FG), da cui dista circa 3 km, lungo la strada comunale che lo collega con le frazioni di S. Nicola Imbuti (sede di un idroscalo abbandonato su un piccolo promontorio del Lago di Varano), e di Capoiale (situata tra il medesimo lago e la costa adriatica).

L’ingresso della grotta è rivolto a sud verso la Valle dell’Angelo, attraversata dal canale di S. Michele. Inoltre l’ingresso è tamponato da un muro intonacato di bianco, su cui si apre la porta di accesso alla cavità che è di recente realizzazione e sostituisce quella precedente.
All’esterno di essa vi sono un pozzo ed un campaniletto a vela, entrambi compresi in un piccolo giardino solcato dal viale di accesso che ha inizio sotto il cancello sormontato da un’edicola contenente una statua dell’Arcangelo Michele, anch’essa recente in quanto quella originale del 1631 è stata trafugata.

La Grotta di S. Michele è stata abitata sin dal Paleolitico, come testimoniano i reperti litici ivi rinvenuti, ed è stata sede di culti pagani prima della sua consacrazione al culto del difensore di Dio, avvenuta nel Medio Evo.

Secondo una delle leggende locali S. Michele Arcangelo, sceso dal cielo, entrò in questa grotta sul proprio cavallo e anche un grosso toro che aveva visto la scena volle fare lo stesso rimanendo però con le corna incastrate nella roccia, a causa dell’ingresso troppo angusto. Quando il padrone del toro riuscì a liberarlo, costui rimase abbagliato da un’enorme fonte luminosa entro cui gli apparve l’Arcangelo.
Subito dopo l’accaduto, l’uomo corse a dare la notizia ai cagnanesi che vi si recarono in massa alla grotta dove però non videro subito l’Arcangelo ma solo le orme del suo cavallo impresse nella sabbia umida. Seguendole trovarono infine S. Michele Arcangelo stanco, assetato, genuflesso e con entrambe le mani posate a terra nel punto dove miracolosamente affiorò la sorgente d’acqua che lo dissetò. Dopodiché l’Arcangelo peregrinò ancora a lungo sul Gargano fino a quando non trovò nella grotta di Monte S. Angelo la sua definitiva dimora.

Per quanto riguarda le caratteristiche fisiche della grotta essa è profonda 52 m, larga tra i 6 e i 15, 6 m, ed alta tra i 3 e i 7,2 m. Le sue pareti e la volta, dalle molteplici forme cangianti, sono rivestite da muschi presso l’ingresso, mentre col bianco ed il grigio rivelano altrove la loro natura calcarea. Dalla volta pendono piccole e bianche stalattiti a cui corrispondono piccoli rigonfiamenti sul pavimento, reso viscido dallo stillicidio dell’acqua piovana.

L’intervento dell’uomo è materializzato dagli altari (foto 1) che riproducono chiaramente l’ambiente sacro della grotta micaelica di Monte S. Angelo. Quello più vicino all’entrata, posto lungo la parete destra della grotta, è dell’Arcangelo Raffaele (foto 2). A circa metà della grotta, sulla sinistra è l’altare dell’Annunziata (foto 1). Dietro quest’ultimo si accede ad un piccolo ambiente della grotta dove la natura ci ha lasciato una concrezione che per i fedeli raffigura un’ala dell’Arcangelo Michele (foto 6).
Il marmoreo altare maggiore (foto 3), preceduto da una transenna, è ovviamente consacrato a S. Michele Arcangelo e nella sua edicola è contenuta la statua (foto 4) che lo ritrae in atteggiamento sereno a voler sottolineare che il demonio è già stato definitivamente sconfitto.

Altri segni dell’uomo sono gli affreschi (dei Quattro Evangelisti, di Tre Santi aureolati, della Madonna col Bambino) dipinti in epoca imprecisata sulla parete destra di fronte all’altar maggiore, e quelli presso l’altare dell’arcangelo Raffaele. Sul pavimento sono state incise dai fedeli nel corso dei secoli le impronte delle loro mani e dei loro piedi.

Inoltre i fedeli leggono impressa l’immagine di S. Pio da Pietrelcina nella roccia calcarea presso i suddetti affreschi della parete destra che fronteggiano l’altar maggiore.

Un’ultima particolarità di questa stupenda grotta è la pila di S. Lucia (foto 5), situata dietro l’altar maggiore, nel suo punto pìù profondo. Si tratta di una cavità carsica che raccoglie l’acqua dello stillicidio della volta sovrastante. Secondo la tradizione locale quest’acqua possiede proprietà curative della vista.

La popolazione cagnanese e quella dei comuni vicini festeggia S. Michele Arcangelo in questa grotta il giorno 8 maggio (data della sua prima apparizione sul Gargano nel 490 d. C.), recandovisi numerosa in pellegrinaggio.

Il presente fotoreportage è stato realizzato dall’arch. Michele Nardella di San Giovanni Rotondo (FG) e si compone, oltre che della descrizione, delle sottostanti sei immagini che ne illustrano i contenuti.

 
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Commenti (4)


  1. La leggenda dell’arcangelo Michele è affascinante! Complimenti, Michele :-)


  2. Grazie Marcello. Ho ritenuto opportuno raccontarla perchè si lega armoniosamente alle caratteristiche di questa grotta. Saluti


  3. Bellissime foto. Complimenti.


  4. Grazie franz78. Ho scattato le foto curando la composizione e la luce. Scusami del ritardo, ma ho notato solo oggi il tuo commento. Saluti.

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