Con una delle uscite dell’Associazione “I luoghi dell’abbandono”, creata da Davis Vezzaro , ci siamo recati a Schio per visitare quello che rimane di uno fra i più importanti lanifici italiani.

Il lanificio Fracesco Rossi, conosciuto meglio come Lanificio Lanerossi era uno dei più antichi lanifici italiani.

Nel 1849, Francesco Rossi aveva ceduto l’attività di Famiglia al figlio Alessandro, il quale nel 1873 fece diventare l’impresa una Spa(Società per Azioni) attuale.

Il lanificio in pochi anni diventa un punto di riferimento per l’economia della zona, ma soprattutto diventa la maggiore impresa laniera italiana, e il suo marchio era conosciuto in tutto il mondo.

Degli 8 capannoni, degna di nota è la “Fabbrica Alta” un edificio spettacolare progettato dall’architetto belga Auguste Vivroux. Il tutto è stato costruito con richiami allo stile neoclassico veneto: 85mt di lunghezza, 18 mt di larghezza, 330 finestre rettangolari che suddividono i 5 piani del fabbricato.

Alla Lanerossi negli anni del boom lavoravano a doppi turni circa 8.000 operai.

Dagli anni 90 il Lanificio Rossi fu sede degli uffici amministrativi della società Marzotto, che acquistò l’azienda per rilevarla sotto il suo nome.

Dopo il 2000 i vari stabilimenti dell’azienda cominciarono a chiudere e così nell’Agosto 2005 chiuse definitivamente anche la Lanerossi di Schio.

Ora tutto è in rovina e la vegetazione esternamente e internamente piano piano si sta impadronendo dei vari capannoni. Fra i tanti macchinari presenti, alcuni ancora con i fili di lana attaccati una vera tristezza poter vedere un pezzo da museo di fine ottocento, che pur vecchio e arrugginito sembra ci voglia dire: “…e potessi parlare quante cose potrei raccontare, sono malandato ma ancora forte e anch’io pur in modo diverso faccio parte della storia d’Italia”

Fotoreportage
Foto 1 – La fabbrica alta, vera opera di ingegneria industriale;
foto 2 – uno degli 8 capannoni;
foto 3 – la vegetazione si fa largo;
foto 4 – la centrale elettrica privata;
foto 5 – la sala dove si provavano i capi prodotti;
foto 6 – fusi: dove veniva avvolta la lana;
foto 7 – targhette con i nomi indirizzo e qualifica degli operai;
foto 8 – insegna: “grandi taglie”;
foto 9 – nei pressi degli uffici;
foto 10 – il grande macchinario di fine 1800.
….e tanto altro ancora

 
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Commenti (2)


  1. Che tristezza! Schio era molto rinomata per questa attività.


  2. Grazie Kris,

    già una vera tristezza vedere cosa è rimasto, tutto in rovina, un vero peccato.
    Oltre ai capannoni, qualche macchinario ancora presente all’interno a testimonianza di quanto la Lanerossi fosse importante per l’economia italiana.
    In 10 anni (non molti) non rimane più niente o ben poco.

    Un caro saluto dal Lago,
    Maurizio

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