Vittoriano, parte centrale del monumento

Erano sessant’anni che le opere di Salvador Dalì non venivano esposte in Italia ed ora, fino al 10 luglio si possono ammirare all’interno del Museo del Vittoriano, negli immediati pressi di Piazza Venezia, a Roma.

Questa interessantissima mostra ci offre la possibilità di conoscere buona parte dei dipinti realizzati dal celebre artista catalano, che caratterizzano soprattutto i suoi esordi. Passeggiando lentamente nelle grandi sale chiare del museo ci s’imbatte in una serie di schizzi e di quaches poco noti, tracciati da Dalì in giovane età.

Salvador Dalì nasce a Figueras, in Catalogna, nel 1904, frequenta l’Accademia d’Arte di Madrid ma ne esce senza aver conseguito il titolo per incomprensioni profonde con i docenti dell’istituto, conseguenza di un carattere non facile e, oltre a dipingere, si distingue anche nella scrittura, nell’illustrazione di libri (Don Chisciotte e La Divina Commedia), nella scenografia, nella scultura, nel disegno di gioielli e perfino nel mondo dei cartoni animati realizzandone uno per la Walt Disney del quale, nella mostra, si possono vederne degli spezzoni in un divertente video che viene proiettato di continuo.

Nel contesto dell’esposizione, peraltro ben organizzata, con molto materiale esplicativo di corredo alle immagini, si possono anche seguire altri video in cui l’artista incontra personaggi famosi della cultura europea e dai quali si dichiara positivamente influenzato nella sua arte.
In alcuni dipinti di Dalì, infatti, si scorgono elementi cubisti, dovuti alla conoscenza di Pablo Picasso durante il suo primo viaggio a Parigi, mentre in altri s’individuano echi simbolisti di Mirò e Magritte. Un secondo soggiorno parigino lo mette in contatto con esponenti del dadaismo e del surrealismo di cui s’invaghisce trasferendolo nei suoi quadri e arricchendolo con riferimenti alla psicanalisi dalla quale è molto affascinato.

Nel tempo il suo stile si delinea mantenendo da una parte la tradizione barocca spagnola e acquisendo dall’altra una dimensione fantastica, unita ad una notevole precisione metafisica, che scaturiscono in dipinti dove elementi architettonici estremamente stilizzati si stagliano in primo piano sullo sfondo di paesaggi lunari, che per lui rappresentano il deserto nell’anima.

Per alcuni suoi quadri, Dalì si ispira anche al Rinascimento Italiano reinventando famosi dipinti come La Madonna del Porto di Carlo Crivelli, immobile sul suo trono e circondata da una cornice in pezzi che sembrano riuscire a rimanere perfettamente allineati in altezza e larghezza, tenuti insieme da un’invisibile forza magnetica e, addirittura, la Pietà di Michelangelo, da lui riprodotta con fori nel torace di Cristo morto, oltre i quali s’intravedono squarci dei suoi famosi paesaggi, che stanno ad indicare la sua capacità di vedere “oltre” qualunque orizzonte umano.

Ritratto di Salvador Dalì

Pazzo o genio? E’una domanda che critici d’arte, ma anche persone comuni, si pongono da anni. Che Salvador Dalì sia stato un uomo eccentrico si sa e lo si apprende ulteriormente da numerose note riguardanti la sua biografia, nonché dai filmati trasmessi sugli schermi a circuito chiuso, disseminati nelle sale del museo. Il Dalì uomo è indubbiamente estroverso e ama apparire abbigliandosi in modo estroso; inoltre, ogni suo intervento nella vita pubblica si trasforma in un evento spettacolare dai contorni quasi carnevaleschi, ma non è certo questo aspetto della sua vivace personalità a dare il diritto di etichettarlo come “anormale”.

Tuttavia, nel periodo in cui vive, è facile e frequente considerare gli individui come lui quanto meno “strambi” e criticare un comportamento simile giudicandolo non consono ai costumi ancora piuttosto morigerati dell’epoca, per giunta in un Paese come la Spagna, moralista più di altri.
Per fortuna, ciò che ha creato rimane nel tempo a dimostrare al mondo un’intelligenza ad ampio raggio, ed una sensibilità fuori dagli schemi che, se vogliamo, ci conducono per mano ad esplorare un universo visionario come pochi, dove siamo invitati a non soffermarci solo su ciò che vediamo al primo impatto.

Il viaggio virtuale della mostra prosegue con l’esposizione di alcuni manifesti pubblicitari, indice anche questo dell’inesauribile creatività di Dalì in tutti i campi dell’arte. Questa mostra non è solo una pur ordinata e logistica sequenza di quadri, ma un’esperienza visiva, e perfino umana, difficile da rivivere e, pertanto, consigliabile a vedersi e a segnalare.

(Foto 2 di Albert Bridge in Licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 Generic)

 
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Commenti (2)


  1. Grazie Justy. Sto preparando l’altro.

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