“E’ il tempo del risveglio delle coscienze sulla salute di Pompei”
Ma il tema dell’inquinamento può essere ridotto ad un sondaggio sull’apertura o sulla chiusura di una discarica? Evidentemente no. E’ un tema generale, che investe l’intera regione. Sì, perché per ogni discarica chiusa e, di conseguenza, per ogni comunità che esulta (vedi quelle di Boscoreale e Terzigno dopo lo stop agli sversamenti), ce n’è una che riapre e addolora le popolazioni che vivono nei paraggi (come nel caso di Giugliano).
Il territorio vesuviano è malato, che novità! Ce lo ha ricordato l’agenzia regionale per l’ambiente della Campania, che nei giorni scorsi ha effettuato rilievi sull’acqua prelevata da pozzi di Boscoreale e Terzigno. I risultati non sono affatto confortanti, tanto che l’intero dossier è stato trasmesso alla Procura della Repubblica. Gli esperti dell’Arpac, affiancati dai tecnici nominati dai Comuni, così come previsto dal piano Bertolaso, hanno evidenziato una presenza fuori dalla norma di metalli pesanti nelle acque.
Sostanze nocive che inesorabilmente entrano nel ciclo della vita, a partire proprio dalla terra e dai suoi prodotti. Se è vero che non c’è diretta connessione tra la presenza della discarica di Cava Sari e l’inquinamento della falda acquifera, è lecito pensare che questa emergenza venga da molto lontano e non riguardi soltanto quei comuni a ridosso del cratere.
Il pensiero subito corre a valle, a quella Pompei tagliata in due da uno dei fiumi più inquinati del mondo, il Sarno. Mai, a memoria d’uomo, le popolazioni locali sono state seriamente informate circa la pericolosità dell’inquinamento del corso d’acqua. Più che i documenti a “parlare” sono stati i colori poco rassicuranti dell’acqua e l’odore nauseabondo avvertito attraversando via Ripuaria, soprattutto nelle giornate più calde.
E a parlare c’è un altro elemento empirico: l’elevatissimo tasso di mortalità per tumori nei quartieri a ridosso del fiume. E’ semplice effettuare questa rilevazione statistica. Basterebbe chiedere ad un parroco di periferia quanti funerali di persone decedute a causa di neoplasie celebra ogni anno. E tante altre ancora sono le persone che lottano contro quei mali, probabilmente provocati dalla nostra stessa terra.
E cosa dire del nostro mare. Recentemente sono stati resi noti i risultati delle analisi dell’Istituto Zooprofilattico di Portici su campioni di prodotti ittici pescati nelle acque del golfo napoletano, a ridosso della foce del fiume Sarno. Ebbene, questi rilievi hanno evidenziato la presenza fuori dalla norma di metalli pesanti e idrocarburi nei pesci destinati al consumo nell’area vesuviana. Tali sostanze tossiche possono provocare disturbi all’apparato respiratorio e al sistema immunitario. A determinare l’avvelenamento dei pesci sono stati soprattutto i veleni trasportati in mare dal Sarno.
L’erba del vicino non è affatto più verde, ma nemmeno la nostra gode di buona salute. Dopo il risveglio di un territorio che legittimamente lotta contro l’apertura di ben due discariche nel Parco Nazionale del Vesuvio, è il tempo del risveglio delle coscienze sullo stato di salute della valle di Pompei.
giornalista
Categorie: In Evidenza, Punti di Vista.
Tag: Arpac, cava Sari, discarica, fiume Sarno, inquinamento, Istituto Zooprofilattico di Portici, Parco Nazionale del Vesuvio
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ema:
non conosco la vostra associazione, ma se veramente siete 'Gli Angeli' di tante ...
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Marcello Di Sarno:
Ciao Maria,
sono d'accordissimo con te e grazie per il gradimento
:-)...
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MaGi72:
Grazie Marcello per aver reso noto un'iniziativa così lodevole quale quella des...
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Marcello Di Sarno:
Ciao Dominique,
grazie per le parole di incoraggiamento, i nostri piccoli amici...
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marivodo:
Bravo Marcello , fai bene a fare questo tipo di reportage pro nostri amici a 4 z...
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