Per le Giornate FAI di Primavera la delegazione FAI di Verona ha dedicato giustamente le aperture dei luoghi mettendo in risalto l’argomento: “Sulle tracce del Risorgimento”. Questo per ricordare il 150º anniversario dell’annessione del Veneto al Regno d’ Italia (1866-2016).

In provincia sono stati scelti i luoghi che furono il fulcro delle battaglie della prima e della terza Guerra di Indipendenza (rispettivamente 1848 e 1866), purtroppo date segnate da due grandi sconfitte per quanto concerne l’esercito sardo-piemontese. Alle sconfitte, soprattutto per la battaglia del 1866, si può attribuire la colpa ai 2 comandanti (fra i quali non scorreva buon sangue per questioni di reciproca gelosia), ma il vero colpevole della sconfitta fu il generale Morozzo della Rocca, che nonostante le ripetute richieste di aiuto da parte del Comandante Pianelli (accerchiato sul colle Belvedere) si rifiutò ostinatamente di intervenire impegnando circa 20.000 uomini di truppa fresca ad un contrattacco che senz’altro avrebbe evitato la sconfitta italiana (p.s. per la cronaca, restò tranquillamente seduto a bere in un bar di Villafranca di Verona).

Ed è proprio a Custoza, frazione del Comune di Sommacampagna, che sul colle Belvedere sorge l’Ossario a ricordo di queste battaglie.

Venne eretto nel 1879 per volere di don Gaetano Pivatelli e anche con il contributo dell’Austria ed accoglie i resti appunto dei Caduti della prima e terza Guerra di Indipendenza.

Il monumento realizzato dall’architetto Giacomo Franco è alto quasi 40 metri con una base ottagonale larga 10 metri.

L’Ossario è formato da tre distinte parti: al centro la cappella con una volta dipinta a crociera posta sul pianterreno, una scala posta dietro l’altare porta alla sottostante cripta e alla loggia che ospita un piccolo museo. Attraverso una sessantina di gradini si raggiunge il ballatoio dal quale si può godere di un fantastico panorama a 360°.

Nell’ambulacro che gira attorno alla cripta e al centro sono conservate le ossa accatastate e i teschi di 1904 soldati italiani, austriaci e ungheresi dei quali solo 3 noti, i restanti sono ignoti.

La cripta è un ossario vero e proprio in quanto nel monumento unico in Italia nel suo genere si è a diretto contatto con i resti dei Caduti.

Custoza ha anche il luogo dove, fra leggenda e storia, è stata scritta una delle più belle storie del libro “Cuore” di De Amicis: “Il tamburino sardo” ed è il luogo dove il figlio secondogenito di Vittorio Emanuele II, Amedeo di Savoia Duca d’Aosta, venne ferito in modo grave nella battaglia del 24 giugno 1866.

Il monumento di Custoza

Fotoreportage
Foto 1: veramente una giornata di primavera, in fila per visitare l’Ossario e Villa Pignatti Morano;
foto 2,3: il monumento;
foto 4,5,6,7: interno della cripta, (foto 6 nell’urna uno dei tre soldati noti);
foto 8: cappella con foto di Don Gaetano Pignatelli, pluridecorato al merito sia da Vittorio Emanuele II, che da Francesco Giuseppe;
foto 9: nel piccolo museo oltre che a oggetti personali appartenenti ai soldati c’è una vetrina anche con le armi ritrovate;
foto 10: dal ballatoio loggia splendido il panorama, tutto attorno sul marmo parapetto sono incisi i nomi di alcune località.

 
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Commenti (7)


  1. non solo otranto conserva i resti dei caduti in battaglia, interessante. complimenti


  2. Grazie Diana e Giovanni per il gradito commento.

    Giovanni anche a Solferino (Mn) e a San Martino comune di Desenzano del Garda sono esposti nelle due chiese i resti dei soldati della famosa battaglia del 24 Giugno 1859

    M.


  3. A chi c’è stato domando: non fa impressione passare in quei corridoi tra tutte quelle fila di teschi? Ho sempre rimandato la visita in luoghi analoghi per timore di rimanerne impressionata, ma ho anche una gran curiosità e me ne sento attratta……
    …che mi consigliate????


  4. …. bel fotoreportage!


  5. Buona sera Ema,

    Grazie per prima cosa per il tuo commento come sempre gradito.

    Forse io non sono la persona giusta a risponderti in quanto sono abituato e non mi fa impressione visitare luoghi simili.Qualche rara volta ho trovato anch’io dei poveri resti di soldati Prima Guerra Mondiale…. Non andare da sola la prima volta. Poi cerca di convincerti che fanno più impressione certi esseri viventi e con quanto segue non ti dico niente di nuovo: “E’ dei vivi che bisogna aver paura non dei morti” spero che hai capito il senso della frase.

    Un caro saluto dal Lago

    M:


  6. Grazie! farò tesoro dei tuoi consigli!!!!!

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