Il Museo Provinciale Campano di Capua, con sede nello storico Palazzo Antignano, è uno dei musei più rilevanti della regione.
Conserva, tra l’altro, la più importante collezione mondiale di Matres Matutae, provenienti dal territorio della vecchia Capua, oggi Santa Maria Capua Vetere.

Nel 1845 in località Petraia, durante uno scavo per lavori agricoli, vennero alla luce i resti di un’ara votiva con fregi ed iscrizioni in lingua osca insieme ad alcune statue in tufo.
I lavori vennero interrotti per la loro clandestinità, ma poi ripresi nel 1873 per ricerche archeologiche, durante le quali furono riportate alla luce circa 200 statue di tufo di varie dimensioni, tutte riproducenti donne sedute in trono con sulle braccia uno o più neonati in fasce, in atto di offerta.

Solo una di esse, anziché neonati, recava nella mano sinistra una colomba, simbolo della pace, e nella mano destra una melagrana, simbolo della fecondità, poiché alla sua maturazione si spaccava e lasciava cadere i suoi semi.

Si ebbe, allora, la certezza che in quel luogo fosse esistito un tempio dedicato alla maternità e la dea tutelare del Tempio doveva essere certamente rappresentata dall’unica statua senza bambini.
Era essa la Mater Matuta: antica divinità italica preromana, di cui si hanno tracce fin dal 1500 a.C., onorata sia a Roma con le feste Matralie, che a Capua, capitale della Campania Felix, così detta per la fertilità della sua terra, ma anche per la prolificità muliebre.

Le altre statue, con le braccia elevate in atto di donazione fino a dodici neonati, senz’altro dovevano essere degli ex-voto deposti nel tempio in segno di ringraziamento per la concessione della fecondità o per grazia ricevuta.

Il Museo Campano dedica alle Matres Matutae ben cinque sale e le statue sono disposte seguendo rigorosamente dei criteri estetici.
Tale collezione costituisce uno dei più importanti documenti dell’antica arte popolare campana e ciò lo rende uno dei più straordinari musei archeologici dell’Italia Meridionale.

 
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