Lo scorso 22 novembre 2014, si sono svolti a Lavello, la città più settentrionale della Basilicata, i festeggiamenti religiosi in onore del proprio patrono, San Mauro martire, un religioso africano appartenente ad una nobile famiglia cristiana, il quale in questa data del 283 o 284 d. C. subì a Roma il martirio con la decapitazione a causa della sua incrollabile fede in Cristo, al tempo dell’imperatore Numeriano e per decisione del prefetto Celerino. Costui aveva in precedenza tentato inutilmente più volte, con le parole prima e con le torture poi, di convincere il santo ed i suoi nove compagni ad abiurare la propria fede cristiana, dopo che costoro erano giunti a Roma dalla Libia per visitare e venerare i sepolcri degli apostoli Pietro e Paolo, com’è dettagliatamente riportato nella “Vita di San Mauro Martire e protettore della città di Lavello”, scritta nel 1742 dal padre D. Lodovico Sabbatini D’Anfora della Congregazione de’ Pii Operarj e che cita autorevoli fonti di più antica data.

Tornando ai suddetti festeggiamenti religiosi in onore di San Mauro, essi sono stati preceduti dalla novena durata dal 13 al 21 novembre ed hanno avuto il loro evento più significativo ed atteso dalla comunità lavellese nella processione della relativa statua che ritrae il santo di colore in abiti vescovili prevalentemente rossi, colore che evoca il suo martirio per aver testimoniato Dio. Partito dall’omonima Chiesa Madre intorno alle ore 16:30, il corteo processionale è stato aperto dalla Croce e dai bambini indossanti l’abitino episcopale di San Mauro, tenuti per mano dai rispettivi familiari. A costoro hanno fatto seguito: il rispettivo parroco; la statua del santo condotta a spalla dai relativi portatori, in abito confraternale bianco con la mozzetta ed il cingolo di colore rosso; le autorità locali, civili e militari; la banda musicale “Città di Lavello” ed i fedeli.. Ad animare la processione hanno provveduto non solo le preghiere dei partecipanti, ma anche i brani musicali dello stesso corpo bandistico ed un canto popolare in onore del santo. Dopo aver attraversato le vie e le piazze principali lavellesi per circa due ore, in Via Cavour, poco prima del rientro nella Chiesa Madre, la statua di San Mauro è stata salutata da un piccolo spettacolo pirotecnico ed è stata girata verso i fedeli che la seguivano da parte dei suoi portatori, alternatisi più volte lungo il percorso. In questo modo il simulacro del Patrono ha percorso in processione quest’ultimo tratto di strada, mentre durante il rientro in chiesa i portatori lo hanno condotto, dondolando ed a passo lento, verso l’altare maggiore, prima di ricollocarlo su un apposito trono, a destra dell’arco trionfale. Subito dopo ha avuto inizio la messa vespertina in suo onore che ha concluso la festa.

Oltre al 22 novembre, San Mauro viene ogni anno festeggiato a Lavello, in forma più solenne, il 2 maggio, con luminarie, fuochi pirotecnici, spettacoli, bancarelle ed una maggiore partecipazione di persone. In quest’ultima data si ricorda invece l’arrivo nella città lucana, nell’anno 1060, delle spoglie del santo africano e dei suoi compagni martiri Patamone, Passarione, Terenzio, Domno, Leonzio, Giovanni, Andrea, Vincenzo e Pafnuzio. Secondo quanto riportato nel suddetto documento storiografico settecentesco, presso la chiesa lavellese di Santa Maria della Speranza si arrestò, senza voler più proseguire, il cavallo dell’arcidiacono Gherardo, che era diretto al suo paese, Conza, in Campania, e trasportava i corpi di San Mauro e dei suoi compagni martiri, prelevati dallo stesso religioso da una chiesa di Gallipoli ormai lasciata all’incuria, nella quale erano stati in precedenza traslati dopo essere rimasti per secoli in una grotta dove furono inseguiti ed uccisi i compagni di San Mauro, sempre dagli uomini del prefetto Celerino, per aver ivi nascosto il corpo del santo africano dopo averlo trafugato a Roma in seguito al suo martirio. Il prodigioso arresto, a Lavello, del cavallo con i corpi di San Mauro e dei suoi compagni martiri avvenne dopo che l’arcidiacono aveva deciso di riprendere il cammino al termine di una sosta di due giorni in località Gaudiano, appartenente al territorio lavellese, dove già si erano verificati prodigi per diverse persone del posto che avevano visitato le sacre spoglie di tali martiri. Alla Chiesa di Santa Maria della Speranza, dopo essere stati informati dell’accaduto, si recarono in processione il vescovo, le autorità ed il popolo di Lavello. Il vescovo decise dunque di far caricare le spoglie dei martiri su due giovani buoi, non ancora sottoposti al giogo, i quali si diressero spontaneamente alla Cattedrale, l’attuale Chiesa Madre, sinora dedicata alla Beata Vergine Maria Assunta, presso la quale si fermarono e si inginocchiarono, dopo essersi già fermati una prima volta all’ingresso del paese, nel punto dove fu poi eretta la Porta di San Mauro. Ciò fu interpretato come la volontà divina di stabilire la definitiva e degna sepoltura di San Mauro e dei suoi compagni martiri in questa chiesa che da allora in poi è stata perciò intitolata al santo patrono stesso e più volte rimaneggiata ed abbellita nei secoli successivi. Attualmente la statua e le reliquie di San Mauro sono conservate nella rispettiva cappella, adorna di dipinti e decorazioni barocche, che è la sesta ed ultima ad aprirsi sulla parete sinistra dell’unica navata della Chiesa Madre.

Il presente fotoreportage è illustrato dalle sottostanti sei immagini aventi per oggetto:
la processione di San Mauro martire del 22 novembre 2014 (foto n. 1);
un primo piano della statua del patrono di Lavello in abiti vescovili prevalentemente rossi (foto n. 2);
il momento in cui essa viene rivolta verso i fedeli e salutata dai fuochi pirotecnici in Via Cavour (foto n. 3);
il rientro del simulacro di San Mauro martire nella Chiesa Madre a lui intitolata (foto nn. 4-5);
il manifesto dei festeggiamenti (foto n. 6).

 
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