Attraversando terreni coltivati a mele, arriviamo ai piedi di Castel Thun, uno dei più bei castelli di tutto il Trentino-Alto Adige. Situato tra Vigo di Ton e Nisino, esso è bel riconoscibile anche da diversi chilometri di distanza e ci appare, già al primo sguardo, in tutta la sia maestosità.

Dal parcheggio ci incamminiamo sul sentiero di destra che sale, attraversando querceti rinfrescanti, finché non arriviamo ad una splendida edicola votiva contornata da cappelline, dove è anche possibile fare una pausa prima di intraprendere l’ultima salita per il castello.
Costeggiando le mura del castello, si arriva ad uno spiazzo, da dove si ha una panoramica a 360 gradi sulla Val di Non riconoscendo diversi luoghi come il Lago di Santa Giustina e Cles; una splendida veduta sui micro–paesi della valle e sulle montagne che strabiliano il viandante.
Ameno è l’incontro visivo con la porta principale al complesso del castello, che ci incunea all’interno di uno splendido giardino fino ad un successivo ingresso che porta ad un patio ove, un tempo, ci stavano cavalli e cannoni.

Il Castello del Buonconsiglio è stato realizzato alla metà del XIII secolo dalla famiglia che ne ha sempre tirato le redini (); questa famiglia possedeva numerose residenze nella stessa Val di Non ma anche nella attigua Val di Sole; esso sorge a 608 metri sul livello del mare ed è uno dei più interessanti esempi di architettura castellana trentina.
La struttura civile-militare è tipicamente gotica ed è circondato da un complesso sistema di fortificazioni formato da torri, bastioni lunati, fossato e cammino di ronda; imponente la “porta spagnola” (1566) costruita con massicci conci bugnati disposti a raggiera. Le fortificazioni centrali sono a pianta quadrangolare con forti baluardi per la difesa con armi da fuoco, quattro torri quadrate agli angoli e, dopo il fossato, altro muro con feritoie a strombo profondo e due medievali torri merlate.
Oltrepassata la porta del ponte levatoio (1541) e superato il primo cortile, a sua volta percorso sul lato settentrionale da un lungo colonnato, formato da diciotto poderose colonne di pietra, si incontra l’ingresso del palazzo comitale. Al piano terra si trovano le stanze pubbliche, mentre al primo piano si trovavano le stanze dei signori. Fra le numerose sale, ancora riccamente arredate, la più pregevole è la “stanza del vescovo”, interamente rivestita di legno di cirmolo, con il soffitto a cassettoni e una porta monumentale (1574), abitata dal principe-vescovo Sigismondo Alfonso Thun.
Della storia di Castel Thun si sa che venne in possesso di Varimberto di Tono nel 1267. Questo castello era detto Belvesino dal nome della persona che lo possedeva o che lo fece costruire. Dopo la ricostruzione terminata nel 1422 dai Tono, il castello fu quasi completamente distrutto da un incendio nel 1528. Fu ricostruito da Sigismondo detto l’Oratore, il più ragguardevole personaggio dei suo casato, amico e consigliere di Massimiliano I, Carlo V, Ferdinando I e dei grandi vescovi trentini della prima metà dei XVI secolo. Un secondo incendio divampò pochi anni dopo, nel 1569. Altri rimaneggiamenti subì il castello nell’epoca barocca, ad opera soprattutto dei vescovi Thun.

Durante tutto il percorso verso l’accesso al castello si incontrano numerose fontane tutte di bellezza estrema; proseguendo incontriamo il corpo vitale del palazzo.
Il palazzo, collocato al centro del vasto sistema di fortificazioni, è stato realizzato nel corso di vari secoli a partire da un primitivo mastio duecentesco; trasformato progressivamente da fortezza a residenza,, si presenta oggi nell’aspetto definito dagli interventi settecenteschi, durante i quali furono regolamentati il piano e il tetto e unificato l’aspetto esterno.
Entrando, troviamo un pozzo oltre ad un soffitto che presenta affreschi estremamente belli; proseguendo, arriviamo nel chiostro.
Il chiostro si presenta con un bellissimo pozzo al centro, oltre a diversi ingressi al palazzo; moltissimi terrazzi affacciano sul chiostro, presentando anche una meridiana e diversi stemmi.
Il primo approccio con il palazzo è sicuramente la cappella di San Giorgio; anticipata da un corridoio con affreschi, anche il suo accesso presenta affreschi di santi.
La cappella è un connubio di affreschi in stile nordico, come lo è la stessa cappella, stile vicino a quello di Konrad Waider, pittore bavarese che operò nella zona alla fine del 1400 e agli inizi del 1500.
Osservando la parete settentrionale, al di sopra di figure di profeti in un finto loggiato, vi è narrata la vicenda leggendaria di Santa Barbara; la parete opposta presenta invece un Giudizio universale, il Compianto su Cristo deposto dalla croce ed un’affollata Crocifissione quasi completamente perduta. Nell’intradosso che conduce alla sacrestia abbiano Sant’anna con in grembo Maria e Gesù ed una figura di santa. Altre figure religiose concludono la splendida cappella.
Prima di salire le scale, che ci condurranno alle stanze, è obbligatorio tornare nel chiostro ed entrare in una stanza, sita sul lato sinistro; essa è l’attuale sala delle armi.
Originariamente, questa stanza era collocata al primo piano, ed è una parte estremamente interessante; internamente armi ed equipaggiamenti militari che servivano alla difesa del maniero, esigenze di rappresentanza e per andare a caccia. Qui anche bocche da fuoco recanti il nome di Sigismondo Thun, pistole e fucili oltre a mascoli d’allegrezza per fuochi d’artificio.
Salendo al primo piano ci imbattiamo subito nella loggia che da sul chiostro; grazie ad una ristrutturazione sotto il vescovo Cles, essa diventa una delle più rinomate della regione.
Da segnalare lo studio della contessa, ove vi è la prestigiosa collezione di tele raffiguranti il mito di Ercole; molte di queste opere sono di artisti emiliani.
Stanza estremamente importante è la stanza del camino; un camino realizzato in pietra nel 1500 per la famiglia “a Prato”. Questo camino fu distrutto nel 1800 da un incendio. Lo caratterizzano forme vegetali e fantastiche che si intrecciano in volute ed elaborate grottesche, tra paffuti volti di puffi, grappoli d’uva, mascheroni, facce di leoni, muli e montoni; al centro lo stemma della famiglia sopra citata, sostenuto da figure femminili, col ali a coda di pesce. Opere in tema religioso abbelliscono questa stanza, dipinti realizzati da Jacopo Bassano e dai suoi “scagnozzi”.
Il vano che richiama allo sport prediletto dalla famiglia Thun è collocata nella stanza dello scrittoio; spiccano tre ritratti di grandi dimensioni, ritraenti i tre fratelli Thun e Maria Barbara Firmian che si amalgamano alla perfezione con altri quadri che mostrano scene venatorie e animali (cavalli, cervi, caprioli, daini, camosci e volatili). Trofei venatori sono esposti presso la loggia rinascimentale, sempre sullo stesso piano.
Molto interessante è anche la sala della spinetta, chiamata così perché, ivi, si trova la spinetta, un antico strumento musicale simile al cembalo; questa stanza era dedicata all’esercizio della musica. In questa sala è stato ospitato anche Chopin e tanti altri musicisti di fama mondiale.
Il secondo e ultimo piano accoglie il visitatore nella sala delle mappe; le mappe, estremamente antiche, ritraggono esclusivamente i possedimenti della famiglia Thun.
La sala che strabilia maggiormente l’avventore, è, senza dubbio, la stanza del vescovo.
Una stanza realizzata con legno di cirmolo e abete che fu riadattata da Sigismondo Alfredo Thun, vescovo di Trento e Bressanone nella seconda metà dei seicento: lo stemma del vescovo è sito proprio al centro del soffitto ligneo. La porta di Ercole è collocata sulla parete ed è ornata da rilievi a tema sacro e profano e da intarsi con motivi vegetali e vedute di città.
Interessante la stufa in maiolica con aquila tirolese.
Altro vano che spicca tra gli altri, è la sala dei mobili di Praga; questa sala viene creata dopo che il castello fu venduto ad un cugino di ramo boero e fu ideata da Maria Teresa Thun.
Un vano che richiede maggiore visione è il salotto degli alabastri; nome che deriva da una serie di statuette attribuite allo scultore trentino
Quello che sbalordisce sta nell’abbondanza di stufe in ceramiche; generalmente il colore predominante è il bianco, ma ve ne sono anche di altri colori, come il verdolino, il celestino e il legno mogano come rivestizione.

Ritornando al piano terreno, va visitata sia la cucina vecchia, parata da un vetro antiproiettile, e la cucina nuova, dove vi è libero accesso; nel sottosuolo vi è il teatrino.I sottosuoli sono stati scavati nella roccia.
Dopo aver nuovamente rimirato il panorama e. magari, scovato nuovi scorci, ritorniamo al parcheggio dalla strada più breve che scende a destra dell’uscita del castello, attraversando nuovamente il bosco.

Come ogni castello vuole, anche Castel Thun è infestato da esseri ultraterreni; qui si trova la stanza dei vampiri, anche se i vani, tutti sopra il secondo piano, sono diversi.
Non si tratta comunque di fantasmi, ma di pipistrelli; sentirli durante la notte, però non è piacevole.

Le foto del reportage:
Foto 1 – il castello del Buonconsiglio (Castel Thun) visto dal parcheggio;
Foto 2 – il castello in una veduta dall’ingresso principale;
Foto 3 – il giardino del castello;
Foto 4 – ingresso alla Cappella di San Giorgio;
Foto 5 – stanza delle armi;
Foto 6 – stanza delle mappe;
Foto 7 – stanza del vescovo;
Foto 8 – antico dipinto;
Foto 9 – un’ala del castello;
Foto 10 – il teatrino situata nel sottosuolo del castello.

 
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