Il giorno 23 aprile 2013 si è rinnovato a Chieuti l’annuale appuntamento con la processione del patrono San Giorgio martire, nato a Lidda in Cappadocia nel 330 d. C., partita poco dopo le ore 17 dalla Chiesa Madre a lui intitolata.

Il santo patrono è anche il protettore di Giorgio Castriota Skanderbeg, eroe nazionale del popolo albanese contro gli Ottomani, il quale stabilì a Chieuti (come in altri comuni arbereshe dell’Italia meridionale) una numerosa comunità di suoi conterranei tra il 1460 ed il 1470, nel periodo in cui era giunto nel Regno di Napoli per aiutare militarmente Ferrante d’Aragona contro gli Angioini. Perciò Chieuti conserva tuttora, con orgoglio, le tradizioni, la cultura e la lingua albanese, detta arbereshe.

I festeggiamenti in onore di San Giorgio martire sono durati ben quattro giorni dal 21 al 24 aprile e sono stati caratterizzati da tradizioni davvero singolari per cui vi è stata una grande partecipazione da parte della popolazione chieutina che ha abbellito il paese con l’alloro benedetto (simbolo della vittoria), con i ritratti del santo e con le bandiere, gli stendardi ed i nastri recanti i colori delle associazioni, denominate “partiti”, che si sono contesi il Palio di San Giorgio nel giorno precedente alla sua festa (22 aprile) con la corsa dei carri, trainati ognuno da una coppia di buoi, che anche quest’anno è stata vinta dal partito “La Cittadella”.

I membri di tale partito, vincitori del relativo Palio di San Giorgio, hanno perciò avuto anche l’onore di condurre a spalla la statua del santo patrono, alternandosi più volte durante l’itinerario della processione. All’uscita dalla Chiesa Madre la statua di S. Giorgio e la relativa reliquia che l’ha preceduta sono state sommerse da una copiosa pioggia di coloratissimi coriandoli e dall’applauso delle persone presenti. In processione hanno sfilato per primi la Croce ed i gonfaloni del Palio e della Festa di San Giorgio. Ad essi hanno fatto seguito il clero locale con la reliquia del santo, il relativo simulacro, il Tarallo, le autorità locali ed i fedeli, la banda musicale.

Le due caratteristiche singolari di questa processione, accompagnata da canti e preghiere in italiano ed in lingua arbereshe, sono da sempre:
il tipico copricapo rosso con bordo tricolore, indossato dai primi due portatori della statua di San Giorgio, appartenenti al partito vincitore della corsa dei carri trainati da buoi del giorno precedente;
il Tarallo che consiste in una grossa ciambella fatta di pasta filata di caciocavallo, intrecciata tutt’intorno, adornata da uccellini e cestini, e sormontata dalla statua di San Giorgio a cavallo che uccide il drago e salva la principessa. Il Tarallo durante i giorni dei festeggiamenti ha fatto bella mostra di sé sull’altare del santo patrono nella Chiesa Madre ed è stato poi consegnato ai vincitori. In processione ha sfilato alle spalle della statua del santo patrono ed è stato portato a tracolla da più persone alternatesi lungo il percorso. Infine è stato distribuito alla popolazione, una volta tagliato a pezzi, il giorno dopo.

Il presente fotoreportage si compone delle sottostanti otto immagini che ritraggono:
● la scultura raffigurante San Giorgio martire a cavallo mentre travolge il drago e lo trafigge con una lancia (foto n. 1);
● l’inizio del corteo processionale con la croce ed i gonfaloni del Palio e della Festa di San Giorgio con le scritte bilingue in italiano ed arbereshe (foto n. 2);
● la reliquia di San Giorgio, custodita nell’omonima Chiesa Madre, mentre viene portata in processione dal clero locale (foto n. 3);
● la statua di San Giorgio, custodita nell’omonima Chiesa Madre, mentre viene condotta in processione (foto n. 4);
● due membri dell’associazione (partito) “La Cittadella”, (vincitrice della corsa dei carri trainati da buoi del giorno precedente), mentre indossano il tipico copricapo rosso e conducono a spalla il simulacro di San Giorgio (foto n. 5);
● il Tarallo mentre viene portato in processione alle spalle statua del santo patrono (foto n. 6);
● un’immagine di San Giorgio, con i colori del partito “La Cittadella”, esposta sul cancello di una casa chieutina (foto n. 7);
● l’accensione di una batteria lungo il percorso della processione e durante una sua sosta (foto n.8);

 
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