L’acqua del deserto
Per dirla con Michela Murgia nel suo libro “Viaggio in Sardegna” «Villacidro è il paese delle cascate, in nessun altro comune ce ne sono così tante di queste dimensioni, e la zona in cui sono inserite è lo scrigno perfetto per questa ricchezza, che risulta doppiamente preziosa in una terra in cui non ci sono ghiacciai a fare da riserva idrica».
Amo tanto passare il mio tempo libero camminando tra queste montagne e mi pare di conoscerne ogni gola, ogni torrente, ogni cascata. Quattro sono i corsi d’acqua che gareggiano a regalarci splendide cascate: il rio Coxinas che ci da Sa Spendula, il rio d’Oridda con Piscin’Irgas, il rio Linas con le tre cascate omonime e infine il rio Muru Mannu con le tre cascate omonime. L’acqua e la ricchezza di vegetazione ci consentono giornate di trekking anche nei mesi estivi.
Se avete programmato dieci giorni di vacanze in Sardegna e amate sia il mare che la montagna potete gioiosamente trascorrere due giorni sul Linas. Sveglia all’alba a Villacidro e, quando il paese ancora dorme si fa un salto al lavatoio storico poi con l’auto si fa una prima tappa a pochi chilometri a nord dell’abitato per Sa Spendula. La cascata tanto cara al Dannunzio è a 150 metri dal parcheggio.
Quattro passi per bagnarsi il viso e via nuovamente in auto prendendo la strada per Villasor. Superato Villacidro, ad un chilometro dall’abitato svoltiamo a sinistra per Monti Mannu, raggiungiamo il lago artificiale del rio Leni, lo costeggiamo alla nostra sinistra e, superato un ponte, al bivio prendiamo la strada di sinistra e successivamente la prima a destra che porta con una buona sterrata alla caserma della forestale e, due chilometri più avanti, alla Cantina Ferraris dove si lascerà l’auto. Non dimentichiamo l’indispensabile per dormire e per cibarsi e bere per 48 ore.
Si intraprende il sentiero CAI 109 che raggiunge in pochi minuti un bivio: a sinistra si stacca il sentiero CAI 113 che porta alla scenografica cascata di Piscin’Irgas. Proseguendo sul 109 avvolti da un intenso profumo di menta peperita ed elicriso si giunge agevolmente in circa due ore e mezza alla più alta cascata della Sardegna, Muru Mannu. Ma si sceglie di seguire il sentiero 113 che, attraversato il rio Cannisoni, s’inerpica all’ombra di una giovane lecceta rigogliosa dopo il taglio dei carbonari a metà secolo scorso.
Il sentiero ci porta al ciglio dello strapiombo sull’ampia gola dove troviamo il salto di 45 metri, filiforme per la stagione ma sempre candido sulla scura roccia e l’intenso azzurro della pozza. Si può fare una veloce discesa nella gola, un bagno ristoratore nelle pozze, mettere qualcosa di consistente sotto i denti e risalire per la stessa via fino al sentiero 113. Sul punto panoramico diamo le spalle alla cascata di Piscin’Irgas e proseguiamo verso nord-nordovest per raggiungere il canale Monincu a monte della grande cascata di Muru Mannu.
Questo è il tratto più faticoso perché sotto il sole del primo pomeriggio, con scarso ristoro per i rari alberi e bassa vegetazione, si sente il peso delle corde. Qualche pozza mezzo piena ci attende con le acque tiepide, poi si scivola nel vero senso del termine lungo il rio e dopo due piccoli salti è l’ora della discesa in corda doppia: un piccolo gradino precede il salto di 70 metri con parete verticale in ombra. Gli schizzi d’acqua accentuano la vasocostrizione, ma in estate fortunatamente manca il frastuono della cascata e si odono ancora distinte le parole di chi è già sceso. Attenti al tufo finale perché la pozza è poco profonda.
E’ l’ora della terapia: il silenzioso scorrere delle acque tra splendidi agrifogli e le pietre coperte di muschi e licheni è una risposta a chi cerca ristoro lontano dalla frenetica civiltà dei motori. Qui tutto è scivoloso, è consigliabile procedere con molta cautela. Siamo appena a trecento metri dal luogo dove si può far sosta la notte. Ancora qualche piccolo guado, superare con attenzione una frana che chiude quasi la conca, ancora un’altro guado e si giunge alla confluenza del rio Linas nel canale Monincu. Qui l’ombra non manca e ci si può accampare a monte di un grosso leccio.
Nella prima notte lo specchio delle acque ferme delle pozze riflettono l’indaco del cielo stellato. Più tardi al chiarore della luna ci fa compagnia il verso del barbagianni. Il risveglio è assicurato dalla brezza che spira dalla gola del rio Linas. E’ una brezza invitante e, lasciato con serenità quasi tutto ai piedi del leccio, si può risalire questo torrente almeno fino al primo salto.
E’ la terza cascata Linas con quasi 50 metri di salto in una conca angusta. La via più semplice per raggiungerla è il centro del rio con l’acqua a mezza gamba. Ai lati la vegetazione è impenetrabile, corbezzoli, lecci, fico selvatico, lentisco legati dai rovi a ridosso di rocce verticali.
Dopo un bel tuffo sotto la cascata si torna indietro fino al leccio e si incomincia la via del ritorno lungo il sentiero 109 che in due ore circa di guadi sul canale Monincu prima e poi sul Cannisoni si raggiunge l’auto alla Cantina Ferraris.
Poche foto ma molti ricordi: forti emozioni, adrenalina, profumi, colori, suoni indimenticabili.
Le foto vengono dalle mie passeggiate in tutte le stagioni dell’anno.
Foto 1: Sa Spendula
Foto 2,3,4,5,6: Piscin’Irgas
Foto 7,8: Muru Mannu
Foto 9 e 10: Terza cascata Linas
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