«Voi che pel mondo gite errando vaghi di veder meraviglie alte et stupende venite qua, dove son facce horrende, elefanti, leoni, orchi et draghi, ove tutto vi parla d’amore e d’arte». Questi versi accolgono il visitatore che desidera addentrarsi nel Parco dei Mostri di Bomarzo

Verso la fine del XVI sec. il principe Pier Francesco Orsini, detto Vicino, colpito dal dolore per la scomparsa della seconda moglie Giulia Farnese, decise di dedicarsi alla realizzazione di un parco nella sua tenuta presso Bomarzo, “sol per sfogare il core”.

L’architetto Piero Logorio ne fu il progettista ed il direttore dei lavori. Sui vari terrazzamenti della collina fece scolpire colossali e bizzarre statue sul peperino, roccia magmatica tipica del luogo.

Lungo il percorso si trovano così: la Fontana con il cavallo alato Pegaso, Ercole che uccide Caco, un’enorme Tartaruga che sorregge la Fama alata, la Casa pendente, un enorme elefante, sfingi, draghi, delfini, orsi, orchi, il piazzale dei vasi…

Esplorare il parco è come addentrarsi in un labirinto; l’intento di Vicino Orsini era appunto questo: far sì che dame e paladini, nella ricerca delle figure mitologiche, arrivassero a smarrirsi nei meandri del bosco.

Dopo la morte dell’ultimo degli Orsini il parco cadde in abbandono; ma nella seconda metà del 900 i coniugi Giancarlo e Tina Severi Bettini provvidero al suo restauro.
Questi ultimi sono sepolti nello splendido Tempietto interno al parco e si pensa che lì si trovino anche le spoglie di Giulia Farnese.

 
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