Sulla tiepida sabbia autunnale davanti all’isola di Tuerredda mi viene incontro Giorgio Todde, amico di vecchia data. Incuriosito comprai il suo primo romanzo, “Lo stato delle anime”, l’ho letto d’un fiato e da allora aspetto sempre una sua nuova storia.

Volevo dirgli questo e complimentarmi con lui ma mi precede e mi parla di una certa faccenda, m’intriga e lo seguo fra le canne. Presto è tutto chiaro come all’ultima pagina dei suoi romanzi: davanti a noi un mostro gigante in cemento armato. Da buon oculista più volte Giorgio si è preso cura dei miei occhi, ma stavolta me li ha aperti.

Il promontorio di Capo Malfatano si allunga nelle trasparenti acque dalle varie sfumature di blu del mare di Teulada delimitando con l’isola di Tuerredda un paradiso incontaminato: bianche spiagge, scogli color ambra, bassi fondali sabbiosi e di ciottoli lisci. Dall’incontro con Giorgio, qui nulla è insignificante, uno scorcio, un fiore, la roccia, la sabbia.
Devo fotografare tutto e gelosamente conservare qualcosa che domani può venire a mancare. La tenacia senza limiti di un anziano pastore teuladino, Ovidio Marras e l’inaspettata risposta dei giudici del Tribunale di Cagliari fermano lo sviluppo del “mostro”.

Qualcuno non crede alla favoletta di Ovidio e forse neanche io. Altri profetizzano un futuro terribile: in miseria, senza scuole, senza ospedali, senza fabbriche, senza posti di lavoro. Avete osservato attentamente le foto di questo reportage? Non la tecnica fotografica ma solo il loro contenuto. Bastano queste foto per capire quali sono le risorse sarde da conservare e da “sfruttare”.
Sì, ho detto sfruttare. A me non importano tutti i brogli giudiziari che possono esserci sotto. Si può “vendere” questa terra incontaminata, è meglio dire “offrire” questa terra sia ai Sardi che ai turisti creando sì infrastrutture ma regolamentate da un piano razionale.

Queste infrastrutture non possono e non devono distruggere quel bene stesso che vorrebbero offrire. Pertanto il lavoro per i sardi e le infrastrutture dei ricchi del Nord ben vengano ma gestite dal cervello e non dal portafoglio. Nessuno sciupi il gran regalo che abbiamo ricevuto dalla natura e che Ovidio sembra voglia lasciarci in eredità.

 
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Commenti (2)


  1. Wow, che bell’articolo!!!!

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